[OltreRocciamelone] - Organalia-Ekklesia 2010 ad Almese e San Gillio

Guido Donati
Organalia - Ekklesia 2010, la rassegna organistica della Provincia di Torino, giunge in questo fine settimana ad Almese e San Gillio. Conclude così il suo terzo itinerario, dedicato alla Valle di Susa, e inizia il suo quarto e ultimo itinerario: "Dalle terre dell'Ovest alla prima capitale d'Italia".

L'ultimo concerto del terzo itinerario si svolgerà sabato 25 settembre ad Almese, alle 21:15, nella chiesa della Natività di Maria, che ospita uno stupendo organo costruito nel 1971 dai Fratelli Ruffatti di Padova.
Alla console siederà Guido Donati, docente di Organo e Composizione organistica al conservatorio G. Verdi di Torino. Attivo concertista all'organo, al clavicembalo e al fortepiano, si esibisce in Europa e in Africa, ed ha suonato alla presenza dei presidenti Scalfaro e Cossiga. E' autore di oltre cento composizioni, di musiche di scena e da film. Ha tenuto concerti improvvisati ed è attivo anche nel jazz.
Il programma comprende un'antologia di composizioni del repertorio francese del XIX e XX secolo, con musiche di Boëllmann, Saint Saëns, Tournemire e Duprè.

Domenica 26 settembre si aprirà invece il quarto itinerario di Organalia, con un concerto che avrà luogo nella chiesa parrocchiale di Sant'Egidio a San Gillio, alle ore 21:15. La chiesa ospita due organi: un organo maggiore costruito da Giovanni Bruna tra la fine del XVIII secolo e l'inizio del XIX secolo, posto in controfacciata, e un organo minore costruito da Rosario Chichi nel 1972, collocato sul piano del pavimento.
L'organista Bruno Bergamini si servirà di entrambi gli organi per eseguire un programma dedicato a Bernardo Pasquini e la sua scuola. Oltre a brani di Pasquini saranno infatti presentate musiche di Della Ciaja, Zipoli, Casini e Muffat.
Bruno Bergamini è nato a Torino, si è diplomato in Organo con Guido Donati e in Musica corale, ed ha studiato Composizione. Dal 1979 è organista titolare del santuario di San Pancrazio a Pianezza. Ha iniziato presto la sua attività concertistica, affiancandola a quella di compositore e direttore di coro. La sua Toccata per organo è stata pubblicata dalle edizioni Berben, e nel 1990 ha realizzato per la Fonola un cd dedicato alla musica organistica italiana del '700 che ha ricevuto dalla rivista Amadeus il massimo punteggio di critica.

I concerti si avvalgono del patrocinio rispettivamente dei comuni di Almese e di San Gillio e sono ad ingresso libero e gratuito.

Per ulteriori informazioni: www.provincia.torino.it, www.organalia.com, www.elegiarecords.it.
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Da un articolo di Jenny Cuk pubblicato su Luna Nuova, n. 68 anno 2010.
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[OltreRocciamelone] - La produzione della patata di montagna in Valle di Susa

In Valle di Susa è in corso in parecchie località una rivalutazione della produzione della patata di montagna, una coltivazione che da secoli costituisce un'importante risorsa per le comunità del nostro territorio.
La tutela di questa coltura avviene in diversi ambiti. In particolare, in Val di Susa essa passa attraverso le amministrazioni comunali e la Provincia.
Esiste un progetto della Provincia di Torino, denominato "Paniere dei prodotti tipici della Provincia di Torino", che intende supportare, valorizzare e far conoscere i prodotti locali, tra cui la patata. In Valle di Susa molti singoli produttori sparsi in vari comuni hanno aderito all'Associazione dei produttori di patata di montagna, una delle 32 associazioni del Paniere, fondata nel 2005, coordinata dalla Scuola Malva di Bibiana e sostenuta dalla Provincia.
In alcuni casi, tuttavia, sono state le amministrazioni comunali a valorizzare i produttori di patata di montagna. In Valle di Susa questi comuni sono Sauze d'Oulx, Novalesa e Condove, con la borgata di Mocchie. Da ricordare anche Pragelato.
In tutti questi comuni si tiene ogni anno una sagra per diffondere e valorizzare la patata di montagna. In questo periodo, ad esempio, la patata è stata protagonista a Sauze d'Oulx, con la sagra del 19 settembre. Il 26 settembre sarà invece il turno di Novalesa, che presenterà anche il libro "Novalesa e il Pane dei montanari: un ricettario sulla patata tra Storia, Itinerari e Ricette".

Un'esigenza comune è quella di certificare la qualità del prodotto locale. Proprio per questo, ad esempio, Sauze d'Oulx ha adottato il marchio De.C.O (Denominazione Comunale Origine), al quale hanno aderito tutti i produttori di patata di montagna. Novalesa, invece, ha optato per la creazione di un consorzio di produttori e promuovere la coltura della patata in modo da poter partecipare al Paniere.

La dottoressa Elena Di Bella, responsabile del progetto, spiega che i produttori che aderiscono al Paniere devono "rispettare un disciplinare di produzione, che prevede l'uso di una serie di specifiche varietà, determinate tecniche di coltivazione, non biologica ma rispettosa dell'ambiente, dei criteri di etichettatura (le etichette devono riportare il marchio dell'associazione della patata e quello del Paniere). In cambio vengono veicolati in tutti i 30 negozi che sono della rete del Paniere, nei ristoranti, in Eataly, e in tutte le manifestazioni che noi facciamo in Piemonte, in Italia, e a volte anche all'estero. La Provincia promuove i prodotti del Paniere e dà loro visibilità. I produttori possono inoltre partecipare alle fiere, come il Salone del gusto, ma siamo andati anche a Londra, addirittura a New York".

La produzione tipica delle nostre montagne si serve per lo più di varietà francesi, ma esistono anche varietà locali, in particolare la patata piatlina. Oggi la Scuola Malva e la Facoltà di Agraria dell'Università di Torino stanno conducendo ricerche per recuperare e rilanciare la coltura delle antiche varietà.
Dunque, quella che per i nostri antenati era spesso una risorsa di sussistenza viene oggi riconosciuta come un prodotto pregiato e un'eccellenza del nostro territorio.


Da un articolo di Jenny Cuk pubblicato su Luna Nuova, n. 67 anno 2010.
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[OltreRocciamelone] - Bussoleno: concerto d'organo del grande Tagliavini

Domenica 5 settembre, nell'ambito della rassegna Organalia-Ekklesia 2010, organizzata dalla Provincia di Torino con il sostegno della Fondazione Crt, si è tenuto nella chiesa parrocchiale di Bussoleno il concerto di Luigi Ferdinando Tagliavini, uno degli organisti più importanti dei nostri tempi.

Alla console del magnifico organo Conconi del XVIII secolo (restaurato nel 2004 da Italo Agostino Marzi), il maestro ha incantato un pubblico numeroso eseguendo un programma dedicato ai vari "Aspetti della civiltà musicale europea" tra il XVII e il XVIII secolo.
Le musiche di Bernardo Pasquini, Francisco Correa de Arauxo, Antonio Martin y Coll, Domenico Scarlatti, Georg Friedrich Händel e Domenico Cimarosa hanno riempito l'atmosfera con la loro armonia celestiale. Si è trattato di un concerto di alto livello, che ha espresso in pieno la magnificenza, la ricchezza e i mille colori della musica barocca, esaltati dalla bravura dell'interprete.

Tagliavini ha ricevuto innumerevoli premi e attestazioni a livello mondiale. Nato nel 1929, ha studiato a Bologna, Parigi e Padova, ha insegnato nei conservatori di Bolzano, Parma e Bologna e all'Università di Friburgo, dove è professore emerito. Notevole l'attività concertistica, discografica, musicologica e di tutela degli organi antichi. E' condirettore della rivista L'organo e possiede un'importante collezione di antichi strumenti musicali.
La grande partecipazione della comunità bussolenese ha certo reso onore a un simile ospite, il quale è rimasto favorevolmente colpito dal suo pubblico e dai pregi dell'organo della chiesa di Bussoleno.
Quello di Tagliavini è stato uno dei concerti più importanti della stagione di Organalia-Ekklesia 2010: Bussoleno è stata per una notte vera protagonista del panorama concertistico della grande musica d'organo made in Italy.


Per ascoltare Tagliavini che esegue la sonata in Sol maggiore di Cimarosa [clicca qui].
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[OltreRocciamelone] - La 1000 km in carrozza passa da Novalesa

NOVALESA - Primo settembre, una piccola colonna di carrozze percorre la strada per Novalesa, mentre le ombre si allungano nella luce dorata del tardo pomeriggio. E' la quarta edizione della 1000 km in carrozza, che quest'anno si svolge sull'itinerario Milano-Parigi, passando per il valico del Moncenisio lungo l'antica via francigena.
La 1000 km è organizzata dall'associazione Avela (Amatori Veneti Emiliani Lombardi Attacchi) in collaborazione con il Gia (Gruppo Italiano Attacchi), che sul suo sito documenta le tappe del viaggio.
Quest'anno gli attacchi partecipanti sono tre, poiché ai due che hanno preso parte anche alle edizioni passate, si è aggiunto dalla Sicilia il marchese Tommaso Gargallo di Castel Lentini.

Qual è la missione di questa piccola carovana? Silvana Fasoli spiega "La nostra associazione, Avela, si occupa di turismo equestre: noi ci muoviamo in carrozza per visitare paesi e città. E' un modo di viaggiare più  tranquillo, e poi permette di osservare. Noi cerchiamo sempre di evitare statali e grandi strade, scopriamo angoli nascosti e la nostra velocità, se così si può dire, ci permette di cogliere particolari di cui è impossibile accorgersi in macchina".

Al termine di una giornata di cammino i viaggiatori giungono a Novalesa, e i cavalli possono finalmente riposare nella loro stalla itinerante, dove li attendono gli altri esemplari con cui si danno il cambio ogni 35 km. La prima settimana, spiega ancora Silvana Fasoli, è di assestamento: anche se sono stati preparati, i cavalli devono abituarsi ad un'escursione che non dura solo un giorno, come di solito. Il percorso di quest'anno è particolarmente impegnativo: in realtà i km non sono 1000, ma 1240, "inoltre le Alpi sono un grosso ostacolo e anche in Francia avremo molti rilievi da superare. Gli anni passati abbiamo fatto percorsi un po' più semplici proprio per prepararci alla Milano-Parigi, che un tempo era un itinerario classico".

Per Novalesa il passaggio di queste carrozze è un tuffo nel tempo: questo percorso veniva calcato da uomini e cavalli già più di mille anni fa. A Novalesa le carrozze si fermavano e venivano smontate. I marrons si caricavano i pezzi e le portantine dei nobili sulle spalle, e li conducevano fino a Lanslebourg, da dove i viaggiatori proseguivano per Parigi. Poi però Napoleone fece costruire la strada che oggi è la statale, e Novalesa perse la sua centralità come luogo di transito e stazione di posta. Dice il sindaco Ezio Rivetti: "Siamo felici dell'arrivo di queste carrozze, perchè per noi è come una rievocazione storica di ciò che Novalesa è stata fino ai tempi napoleonici".

Dopo aver trascorso la giornata di giovedì a Novalesa, i viaggiatori si incamminano venerdì mattina sulla strada per il Moncenisio. L'arrivo a Parigi è previsto per il 19 settembre.

Da un articolo di Jenny Cuk pubblicato su Luna Nuova, n. 62 anno 2010.
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[OltreRocciamelone] - I gemelli della Stellina: l'abbraccio di due campioni


MOMPANTERO - Domenica 22 agosto, in un magnifico mattino di sole, una piccola folla si riunisce in una vasta conca di prati verdi che si affaccia sulla valle, incorniciata dai monti e dominata dall'armoniosa cima del Rocciamelone. E' Costa Rossa, sono gli stessi prati verdi in cui 66 anni fa i partigiani della Formazione Stellina sconfissero due compagnie di SS.
Verso le 10 la folla si stringe attorno allo striscione dell'Arrivo. Cresce l'attesa, si moltiplicano le telecamere e le macchine fotografiche ansiose di catturare il Grande Momento. Ed ecco che compare la figura di un ragazzo che corre. E' stanco, ma il suo passo è ancora elastico e ogni suo movimento sprigiona una straordinaria vitalità. Porta una bandiera italiana sulle spalle e si avvicina sempre di più. Infine, con un ultimo balzo taglia il traguardo. E' Martin Dematteis, il campione italiano di corsa in montagna per la seconda volta.
Ma dopo i primi istanti di esultanza, il campione si guarda attorno. Che cosa sta aspettando? Chi cerca? Nel frattempo arrivano gli altri atleti, che Martin attende e saluta. Ma ancora si guarda attorno. E poi appare il suo fratello gemello, Bernard. Martin gli corre incontro e lo accompagna negli ultimi tratti. Bellissimo l'abbraccio che i due fratelli si scambiano al traguardo. Martin Dematteis ha dimostrato di essere un grande campione, non solo per la sua straordinaria performance sportiva, ma anche per la lealtà e la gentilezza che ha dimostrato verso gli avversari, per la spontaneità della sua dedica, alla fidanzata Letizia Titon, anche lei campionessa italiana, e a sua madre nel giorno del suo compleanno.
Molti dicono che la corsa in montagna è uno sport che dà a chi lo pratica il tempo per pensare. Forse per questo, forse perchè richiede grande impegno e fatica, forse perchè porta l'uomo a conoscere la durezza e lo splendore della montagna, a volte fa uscire il meglio delle persone. Martin ha dimostrato la bellezza dell'amore fraterno, ma molte sono state le storie che si sono intrecciate per un giorno sui sentieri partigiani. Il signor Sibona, ad esempio, ha dimostrato la tenacia e il coraggio di chi non cede: ha subito un delicato intervento al cuore ma non per questo ha rinunciato a fare il percorso della Stellina.
La storia che la corsa rievoca, l'impegno di tutti coloro che hanno riunito gli sforzi per renderla possibile, l'umanità e i valori che emergono nello sport, fanno della Stellina un tassello importante dell'identità culturale e storica di un popolo nato e cresciuto nello scenario incantevole delle montagne.

Da un articolo di Jenny Cuk, pubblicato su Luna Nuova, n. 60 anno 2010.
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[OltreRocciamelone] - Stellina: sport e memoria

SUSA - La ventiduesima edizione dello Stellina è stata un grande evento sportivo: per la prima volta prova finale del campionato italiano di corsa in montagna, ha raggiunto i 350 iscritti. Ha inaugurato percorsi nuovi, che toccano ben 4 comuni valorizzando alcuni dei luoghi più belli del territorio. Sabato 21 hanno corso le donne e le categorie juniores, da Novalesa a Bar Cenisio (Venaus); domenica 22 gli uomini sono partiti dall'arco di Augusto a Susa e sono saliti fino a Costa Rossa (Mompantero), a 1960 m di altitudine per 1450 m di dislivello.

La corsa è nata per ricordare i partigiani della divisione Stellina, che il 26 agosto 1944, sotto la guida del comandante Aldo Laghi, alias Giulio Bolaffi, riuscirono a sconfiggere due compagnie di SS dopo un'abile manovra di accerchiamento. Lo scontro fu ricordato come battaglia delle Grange Sevine.

Sabato 21 agosto, al comune di Mompantero, sindaci e autorità locali hanno reso onore ai partigiani. Erano presenti anche l'onorevole Nerio Nesi, anch'egli con un passato partigiano, e i figli di Giulio Bolaffi, Stella e Alberto, che, insieme a Don Gian Piero Piardi, presidente del comitato organizzatore del Memorial, hanno curato una seconda edizione de "Il partigiano ribelle", antologia dei diari del comandante Laghi. Il libro è stato consegnato ai partigiani, che a loro volta hanno consegnato ai diciottenni di Mompantero una copia della Costituzione, per simboleggiare il tramandarsi dei loro ideali di libertà, di pace e di uguaglianza.
Sono stati ricordati i combattenti caduti in battaglia, e i partigiani che per la prima volta sono mancati alle celebrazioni della Stellina. Anche domenica, al termine della corsa, le autorità hanno celebrato la battaglia là dove tutto si compì, a Costa Rossa. Di fronte al cippo innalzato in memoria dei partigiani erano presenti anche i rappresentanti dei partigiani francesi, i maquis. Uno di loro, Félix Personnaz, ha ricordato la volontarietà del sacrificio dei partigiani e lo spirito che li guidava: la difesa della dignità dell'uomo.

Quest'anno la manifestazione ha dato spazio anche alla sua stessa storia. Le sale del castello di Susa hanno ospitato una mostra fotografica, allestita con la collaborazione di Margherita Petrillo, che ripercorre 22 anni di corsa Stellina attraverso lo sguardo di due firme dei giornali locali: Claudio Rovere di Luna Nuova e Carlo Ravetto della Valsusa. Le loro foto raccontano gli atleti, gli aneddoti, le emozioni, i paesaggi, che dal bianco e nero, al colore, al digitale raccontano con volti diversi l'anima inconfondibile della Stellina.

Il Memorial Stellina rappresenta anche la storia personale di chi tanto ha fatto perchè avesse luogo. Venerdì 20, in occasione dell'inaugurazione della mostra fotografica, le autorità locali, insieme ai rappresentanti della Fidal e agli organizzatori don Piardi, Adriano Aschieris e Paolo Germanetto dell'Atletica Susa, hanno ricordato Mario Pisano, giornalista Rai per anni coordinatore organizzativo della Stellina, scomparso due anni fa.

Ma la Stellina non è solo storia: nei discorsi delle autorità è emerso spesso il tema dei giovani. A loro è destinato il dono del ricordo, a loro spetta ora di correre sui sentieri della resistenza e della libertà.

Da un articolo di Jenny cuk, pubblicato su Luna Nuova, n. 60 anno 2010.
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Ci scusiamo con i lettori di OltreRocciamelone, ma a causa di un problema tecnico, al momento non ci è possibile inserire il video sulla Stellina.