[OltreRocciamelone] - Bealera Granda: una questione da risolvere

La Bealera Granda, un canale irriguo molto importante per la media Valle di Susa, potrebbe rimanere senz’acqua, creando un forte disagio a un gran numero di cittadini se non verranno presi provvedimenti.
La Bealera Granda attraversa tre comuni: Bussoleno (che detiene la maggior parte del corso del canale), Susa e San Giorio. Prima che cominciassero i lavori per la costruzione dell’autostrada, la bealera traeva l’acqua dalla Dora, nella zona dove ora si trova l’autoporto di Susa. Oggi non è più così: dopo 14 anni, la presa dalla Dora non è ancora stata ripristinata. La Sitaf aveva cominciato a eseguire i lavori di collocazione di nuovi tubi per creare una deviazione della Bealera, che oggi dovrebbe passare sotto l’autostrada, ma non sono mai stati portati a termine, probabilmente anche per via dell’elevato costo che comportano.

Attualmente, la bealera, che è gestita dal Consorzio idrico dell’Inverso di Bussoleno, è alimentata principalmente dal canale dell’acqua in avanzo che la centrale elettrica di Coldimosso preleva per sé dalla Dora, e dall’acqua del rio Corrano che scende da Mattie.

Il crescere delle pressioni degli utenti perchè venga ripristinata la presa dalla Dora si accompagna in questo periodo ad una nuova attenzione al problema da parte delle istituzioni.

Durante una riunione organizzata dall’amministrazione comunale di Susa, tenutasi proprio in frazione Coldimosso alla presenza del sindaco Gemma Amprino, dell’assessore Giuliano Pelissero e del consigliere Davide Savigliano, sono emersi vari problemi relativi a questa situazione, che avrebbe dovuto essere solo temporanea e invece si protrae da anni.

In particolare, Graziella Bellando, abitante della frazione di Coldimosso, ha espresso una forte preoccupazione: “Non possiamo continuare a dipendere dalla centrale, per varie ragioni. Primo, quando la centrale si ferma per qualsiasi motivo, noi rimaniamo senz’acqua. Secondo, la centrale ha fatto sapere che forse dal prossimo anno non fornirà più acqua alla bealera. Sul rio Corrano non possiamo contare: l’acqua che arriva di lì è poca, negli anni più secchi può non arrivarne per niente, anche perchè è destinata in primo luogo all’uso dei Mattiesi”. Graziella Bellando solleva anche un altro problema: “Per via dell’autostrada e del raddoppio della galleria ferroviaria, tutte le sorgenti che si trovavano in questa zona sono state intubate e ora quest’acqua non arriva più qui da noi, ma va in altri comuni. Anche questa risorsa idrica per noi non c’è più. Magari potrebbe essere compensata dall’impianto dell’irrigazione a pioggia”.

Insomma, secondo molti cittadini della Val di Susa, a meno che non si trovino eventuali e valide soluzioni alternative, la bealera deve tornare ad avere la sua presa dalla Dora. Il problema fondamentale è dunque far sì che tutti possano usufruire di acqua con cui irrigare. Resta da definire il modo in cui questo diritto possa essere garantito.

Venerdì 23 luglio 2010, il giorno dopo la riunione di Coldimosso, si è tenuto un tavolo di lavoro al quale erano presenti il vicepresidente della Comunità Montana Rino Marceca, il presidente del Consorzio idrico di Bussoleno e i rappresentanti dei comuni di San Giorio, Susa e Bussoleno, il comune capofila, che gestisce in prima persona i rapporti con la Sitaf in quanto il suo territorio comprende il tratto maggiore della bealera. Avrebbe dovuto essere presente anche un rappresentante della Sitaf, in assenza del quale non si sono potute discutere soluzioni definitive. Spiega l’assessore di Susa Francesco Penna: “Durante questa riunione, richiesta dal comune di Bussoleno, con cui la Sitaf aveva firmato un protocollo d’intesa per intubare la Bealera Granda, abbiamo discusso sulle possibili soluzioni e su un eventuale progetto, diverso da quello originario”

Un’altra riunione si è tenuta martedì 27 luglio. I rappresentanti della Sitaf e dei comuni di Bussoleno e San Giorio, il presidente del Consorzio Angelo Tomassone e il vicepresidente della Comunità Montana, Rino Marceca si sono riuniti martedì 27 luglio per discutere sul modo migliore per risolvere il problema della bealera.

Il comune di Bussoleno, con l’appoggio degli altri comuni e del Consorzio, ha effettivamente proposto alla Sitaf un progetto alternativo rispetto a quello originario. Mentre secondo il primo progetto il canale avrebbe dovuto essere in parte sotterraneo (passando sotto l’area dell’autoporto), la nuova proposta prevede che tutto il canale passi a cielo aperto, mediante un percorso alternativo che comporta comunque il ripristino della presa esistente. Questo renderebbe molto più semplice la manutenzione del canale, sia in circostanze normali sia durante i frequenti eventi semialluvionali che colpiscono la valle.

Questa soluzione, tuttavia, presenta un problema di tipo economico-amministrativo per l’azienda e per le istituzioni. Il protocollo d’intesa che il comune di Bussoleno aveva stipulato con la Sitaf ai tempi della costruzione dell’autostrada prevedeva che la Sitaf provvedesse ad effettuare l’intervento per rendere fruibile il canale, mentre non avrebbe dovuto occuparsi della manutenzione, che spetta invece al comune e al consorzio. Con il nuovo progetto viene quindi a crearsi una sorta di conflitto d’interessi: il canale parzialmente sotterraneo previsto dal progetto originario è meno costoso da costruire per la Sitaf, ma più costoso da mantenere per il comune. Vice versa, il nuovo progetto con il canale a cielo aperto è più costoso da costruire, ma permette un notevole risparmio per la manutenzione.

Durante la riunione di martedì, la Sitaf ha preso atto del nuovo progetto, ne ha presa una copia per studiarlo e poter così formulare una risposta e proporre a sua volta un nuovo progetto. Sono quindi in corso le trattative per trovare una soluzione definitiva al problema.


Foto 1: Acqua in eccesso della centrale elettrica che confluirà nella bealera.
Foto 2: Qui si interrompono i lavori per il nuovo tratto della bealera. Oltre l'autostrada, il canale dovrebbe andare a collegarsi alla presa dalla Dora.
Foto 3: Una parte del condotto nuovo già realizzato dalla SItaf, ormai invaso dalla vegetazione.


Da due articoli di Jenny Cuk pubblicati su Luna Nuova, n. 57 e n. 58, anno 2010.
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