[OltreRocciamelone] - Bealera Granda: una questione da risolvere

La Bealera Granda, un canale irriguo molto importante per la media Valle di Susa, potrebbe rimanere senz’acqua, creando un forte disagio a un gran numero di cittadini se non verranno presi provvedimenti.
La Bealera Granda attraversa tre comuni: Bussoleno (che detiene la maggior parte del corso del canale), Susa e San Giorio. Prima che cominciassero i lavori per la costruzione dell’autostrada, la bealera traeva l’acqua dalla Dora, nella zona dove ora si trova l’autoporto di Susa. Oggi non è più così: dopo 14 anni, la presa dalla Dora non è ancora stata ripristinata. La Sitaf aveva cominciato a eseguire i lavori di collocazione di nuovi tubi per creare una deviazione della Bealera, che oggi dovrebbe passare sotto l’autostrada, ma non sono mai stati portati a termine, probabilmente anche per via dell’elevato costo che comportano.

Attualmente, la bealera, che è gestita dal Consorzio idrico dell’Inverso di Bussoleno, è alimentata principalmente dal canale dell’acqua in avanzo che la centrale elettrica di Coldimosso preleva per sé dalla Dora, e dall’acqua del rio Corrano che scende da Mattie.

Il crescere delle pressioni degli utenti perchè venga ripristinata la presa dalla Dora si accompagna in questo periodo ad una nuova attenzione al problema da parte delle istituzioni.

Durante una riunione organizzata dall’amministrazione comunale di Susa, tenutasi proprio in frazione Coldimosso alla presenza del sindaco Gemma Amprino, dell’assessore Giuliano Pelissero e del consigliere Davide Savigliano, sono emersi vari problemi relativi a questa situazione, che avrebbe dovuto essere solo temporanea e invece si protrae da anni.

In particolare, Graziella Bellando, abitante della frazione di Coldimosso, ha espresso una forte preoccupazione: “Non possiamo continuare a dipendere dalla centrale, per varie ragioni. Primo, quando la centrale si ferma per qualsiasi motivo, noi rimaniamo senz’acqua. Secondo, la centrale ha fatto sapere che forse dal prossimo anno non fornirà più acqua alla bealera. Sul rio Corrano non possiamo contare: l’acqua che arriva di lì è poca, negli anni più secchi può non arrivarne per niente, anche perchè è destinata in primo luogo all’uso dei Mattiesi”. Graziella Bellando solleva anche un altro problema: “Per via dell’autostrada e del raddoppio della galleria ferroviaria, tutte le sorgenti che si trovavano in questa zona sono state intubate e ora quest’acqua non arriva più qui da noi, ma va in altri comuni. Anche questa risorsa idrica per noi non c’è più. Magari potrebbe essere compensata dall’impianto dell’irrigazione a pioggia”.

Insomma, secondo molti cittadini della Val di Susa, a meno che non si trovino eventuali e valide soluzioni alternative, la bealera deve tornare ad avere la sua presa dalla Dora. Il problema fondamentale è dunque far sì che tutti possano usufruire di acqua con cui irrigare. Resta da definire il modo in cui questo diritto possa essere garantito.

Venerdì 23 luglio 2010, il giorno dopo la riunione di Coldimosso, si è tenuto un tavolo di lavoro al quale erano presenti il vicepresidente della Comunità Montana Rino Marceca, il presidente del Consorzio idrico di Bussoleno e i rappresentanti dei comuni di San Giorio, Susa e Bussoleno, il comune capofila, che gestisce in prima persona i rapporti con la Sitaf in quanto il suo territorio comprende il tratto maggiore della bealera. Avrebbe dovuto essere presente anche un rappresentante della Sitaf, in assenza del quale non si sono potute discutere soluzioni definitive. Spiega l’assessore di Susa Francesco Penna: “Durante questa riunione, richiesta dal comune di Bussoleno, con cui la Sitaf aveva firmato un protocollo d’intesa per intubare la Bealera Granda, abbiamo discusso sulle possibili soluzioni e su un eventuale progetto, diverso da quello originario”

Un’altra riunione si è tenuta martedì 27 luglio. I rappresentanti della Sitaf e dei comuni di Bussoleno e San Giorio, il presidente del Consorzio Angelo Tomassone e il vicepresidente della Comunità Montana, Rino Marceca si sono riuniti martedì 27 luglio per discutere sul modo migliore per risolvere il problema della bealera.

Il comune di Bussoleno, con l’appoggio degli altri comuni e del Consorzio, ha effettivamente proposto alla Sitaf un progetto alternativo rispetto a quello originario. Mentre secondo il primo progetto il canale avrebbe dovuto essere in parte sotterraneo (passando sotto l’area dell’autoporto), la nuova proposta prevede che tutto il canale passi a cielo aperto, mediante un percorso alternativo che comporta comunque il ripristino della presa esistente. Questo renderebbe molto più semplice la manutenzione del canale, sia in circostanze normali sia durante i frequenti eventi semialluvionali che colpiscono la valle.

Questa soluzione, tuttavia, presenta un problema di tipo economico-amministrativo per l’azienda e per le istituzioni. Il protocollo d’intesa che il comune di Bussoleno aveva stipulato con la Sitaf ai tempi della costruzione dell’autostrada prevedeva che la Sitaf provvedesse ad effettuare l’intervento per rendere fruibile il canale, mentre non avrebbe dovuto occuparsi della manutenzione, che spetta invece al comune e al consorzio. Con il nuovo progetto viene quindi a crearsi una sorta di conflitto d’interessi: il canale parzialmente sotterraneo previsto dal progetto originario è meno costoso da costruire per la Sitaf, ma più costoso da mantenere per il comune. Vice versa, il nuovo progetto con il canale a cielo aperto è più costoso da costruire, ma permette un notevole risparmio per la manutenzione.

Durante la riunione di martedì, la Sitaf ha preso atto del nuovo progetto, ne ha presa una copia per studiarlo e poter così formulare una risposta e proporre a sua volta un nuovo progetto. Sono quindi in corso le trattative per trovare una soluzione definitiva al problema.


Foto 1: Acqua in eccesso della centrale elettrica che confluirà nella bealera.
Foto 2: Qui si interrompono i lavori per il nuovo tratto della bealera. Oltre l'autostrada, il canale dovrebbe andare a collegarsi alla presa dalla Dora.
Foto 3: Una parte del condotto nuovo già realizzato dalla SItaf, ormai invaso dalla vegetazione.


Da due articoli di Jenny Cuk pubblicati su Luna Nuova, n. 57 e n. 58, anno 2010.
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[OltreRocciamelone] - Il nuovo libro di Dario Vota: "Duemila anni fa in Valle di Susa: il tempo dei Cozii"

Piero del Vecchio, Dario Vota, Sergio Roda.
SUSA – Sabato 17 luglio è stato presentato al castello di Susa il nuovo libro di Dario Vota, “Duemila anni fa in Valle di Susa: il tempo dei Cozii”, edizioni del Graffio.

Oltre all’autore sono intervenuti Sergio Roda, professore ordinario di storia romana e prorettore dell’Università di Torino, che ha scritto la prefazione del libro, e Piero del Vecchio, direttore della rivista Segusium, che ha dato un contributo decisivo alla costruzione editoriale dell’opera. Erano presenti anche il sindaco Gemma Amprino, l’assessore Follis, e Germano Bellicardi, presidente di Segusium, che hanno riconosciuto l’importanza di questo nuovo volume nel panorama della letteratura storica relativa alla Valle di Susa.

Il libro analizza una gran quantità di fonti archeologiche ed epigrafiche, tenendo sempre presenti teorie e interpretazioni che animano il dibattito storico attuale, per tentare di ricostruire la fisionomia sociale, economica, ma anche insediativa e urbanistica della valle e della città di Susa nel periodo tra il 50 a.C. e il 63 d.C.

Fu un secolo cruciale per la storia della valle, perchè segnò il suo ingresso nel mondo romano: ancora oggi restano tracce importanti di questa fase di passaggio e assestamento, tra cui probabilmente la più evidente è l’arco di Augusto a Susa, al quale è dedicato il primo capitolo del libro.

Raccontare la storia della romanizzazione della valle significa cercare di fare chiarezza in un quadro politico molto complesso, che presenta ancora parecchi lati misteriosi. Alcuni di essi vengono indagati e interpretati in questo libro. Ad esempio, alcuni paragrafi sono dedicati a Donno II, figura tutto sommato poco nota, che regnò per un trentennio tra Cozio I e Cozio II. Citato in varie iscrizioni, anch’egli ebbe probabilmente un ruolo importante nel processo di assimilazione della cultura e del sistema romano.

Il libro si apre con un rapido inquadramento storico ed è composto da cinque capitoli (Il simbolo; I precedenti; L’ingresso nel mondo romano; La prima integrazione: le forme del potere; Il nuovo assetto socio-economico e insediativo) suddivisi in paragrafi e sottoparagrafi che ne rendono agevole la lettura. È corredato da numerose immagini e da illustrazioni realizzate da Beppe Fornero, che completano in modo decisivo le analisi archeologiche ed epigrafiche proposte da Vota.

L’autore, nella sua presentazione, sostiene che il libro è dedicato agli appassionati di antichità valususina, ma il prof. Roda sottolinea che il rigore scientifico con cui è stata condotta la ricerca storica fanno di questo volume un testo di interesse anche per gli specialisti, reso però più piacevole da uno stile semplice e chiaro.

Da un articolo di Jenny Cuk pubblicato su Luna Nuova, n. 55 anno 2010
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[OltreRocciamelone] - Susa: concerto L'Una e Cinque

SUSA – Venerdì 16 luglio, in piazza del Sole, si è tenuto il concerto de L’Una e Cinque nell’ambito della rassegna “50 anni... di nota in nota” per festeggiare il cinquantesimo anniversario del Coro Alpi Cozie.

Il concerto ha regalato a un pubblico di circa 300 persone l’emozione impagabile della buona musica all’aperto nelle sere d’estate. Il coro Alpi Cozie ha eseguito tre canti, tra cui Fiabe (M. Maiero) che ha riempito l’aria fresca della sera di un’atmosfera dolce e sognante, sulle note del ritornello: “E ricama, ricama ancora il sole la fiaba di un sorriso col profumo delle viole”.

Poi i padroni di casa hanno ceduto il palco allo spumeggiante quintetto di Torino, che quest’anno compie 15 anni e che ha presentato un repertorio molto vasto e vario di musica tutta a cappella. Canti del ‘500 italiani, francesi e spagnoli, canzoni contemporanee, jazz, spiritual, rock, pop, musical hanno stupito e ammirato il pubblico, perchè le cinque voci hanno saputo eseguire i brani con una sonorità molto ricca e con un’inconfondibile e ammaliante personalità.
Tra i brani presentati: un canto inglese cinquecentesco, composto da re Enrico VIII in persona (Pastime with good company), Wake up little Susie (rock anni ’70), Il testamento del capitano (canto popolare).
Il dinamismo nella scelta del repertorio si riflette anche in quello dell’esecuzione: l’interpretazione è sentita e sempre molto vivace, il gruppo è padrone dello spazio del palco, sempre in movimento. Colpisce l’affiatamento tra i componenti, che consente loro di realizzare performances in cui il canto raggiunge un alto livello tecnico ma è presentato quasi come un gioco.

Alcuni membri de L’Una e Cinque conoscono il Coro Alpi Cozie dai suoi primi passi, quindi, spiegano, è stato un piacere per loro suonare in occasione del loro cinquantesimo anniversario: “Auguriamo al coro altri cinquanta, e poi ancora cinquanta anni come questi!”.
Il Generale Giorgio Blais, Presidente del Coro Alpi Cozie, dichiara: “Come il concerto a Bardonecchia del mese scorso, anche il concerto di questo splendido quintetto rientra a pieno titolo nella grandiosa manifestazione per i 50 anni del Coro Alpi Cozie, che è un punto di arrivo ma anche lo stimolo a continuare a cantare e ad essere gli ambasciatori di Susa e della valle in Italia e nel mondo”.

Vedi anche il sito lunaecinque.com

Da un articolo di Jenny Cuk pubblicato su Luna Nuova, n. 55 anno 2010
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[OltreRocciamelone] - Moncenisio: Festa dell'Alpage 2010

MONCENISIO – Domenica 18 luglio si è tenuta al Moncenisio la tradizionale Festa dell’Alpage, organizzata dai comuni di Lanslebourg e Novalesa.

Guarda il video-reportage di OltreRocciamelone cliccando [qui]




La splendida giornata di sole ha attirato sulle rive del lago una gran folla italo-francese, che ha potuto percorrere il mercato ricco di prodotti tipici e assistere alla preparazione del formaggio Beaufort. Non è mancata la musica, grazie alla vivace Marching Band, una banda di Saint Jean de Maurienne composta da 30 giovani musicisti che hanno esordito sulle note di YMCA. I gruppi folkloristici di Orelle e di Aussois e i Danceurs de l’Arc (Haute Maurienne) hanno ballato in costume le danze tradizionali, e i bambini hanno potuto fare l’immancabile giro in pony.
Nel giorno della festa è stato molto importante anche lo sport: ha infatti avuto luogo il 20° Giro del Lago, una corsa podistica e ciclistica organizzata dalla Podistica Bussoleno. Erano in gara sette categorie: senior maschile e femminile, 40-59 maschile, over 60 maschile, over 55 femminile, bikers maschile e femminile. I primi classificati sono stati rispettivamente: Nicolò Roppolo, Sara Ferroglio, Salvatore Calderone, Vincenzo Cinus, Anita Trau, Stefano Bergeretti e Morgana Regge. Sono state premiate anche le società più numerose (prima classificata: Avis).
Durante la messa e i discorsi dell’autorità è emerso il tema della fratellanza, ma è stata ricordata anche una ricorrenza importante per i nostri vicini d’oltralpe: il 2010 è il 150° anniversario dell’annessione della Savoia alla Francia. Il sindaco di Novalesa, Ezio Rivetti, e il sindaco di Lanslebourg, Jean-Pierre Jorcin, hanno sottolineato la vicinanza tra due popoli che hanno tanta storia in comune.
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[OltreRocciamelone] - Storie di treni...

Da un disegno di N. Owl per OltreRocciamelone
Un giorno come tanti, alla stazione di Porta Nuova. Fa caldo. Caldissimo. Sul lavoro mi hanno trattenuto un po’ più a lungo, ma io devo tornare a casa in tempo... Lunga corsa sull’asfalto di Torino, che sembra una fatica perfino riuscire a spostare l’aria afosa per passarci in mezzo - finalmente: la stazione.
Il mio treno parte tra un minuto. Provo a obliterare il biglietto. La macchinetta è rotta. Trenta secondi. Mi guardo intorno, sudata. Se ne cerco un’altra lo perdo. Venti secondi. Vedo che il capotreno è lì sul binario, tranquillo... Mi avvicino e gli spiego che non ho fatto in tempo a obliterare, non è che per favore potrebbe farlo lui o mi dà qualche secondo per arrivare alla macchinetta lì vicino? Risposta:
“Signorina, se sale sul treno con questo biglietto e lo fa obliterare da me, le costerà 5 Euro. Io comunque di sicuro non la aspetto se va ad obliterare adesso”.
Cerco di convincerlo, ma niente, non intende ragioni. Ribadisce che il costo per il servizio che mi deve rendere è di 5 Euro. Prendere o lasciare. Io guardo quel treno: vagoni roventi, strapieni di gente ammassata su sedili sporchi. Poi guardo l’orologio sono già passati più di due minuti! Alla fine guardo la faccia sprezzante di quell’uomo, che sembra quasi sfidarmi. Mi giro e me ne vado.

Un altro giorno come tanti, alla stazione di Porta Nuova. Una ragazza sta correndo per prendere il treno. C’è un ostacolo sul suo cammino. Cerca di saltarlo, ma le rimane il piede impigliato e cade malamente. Il dolore al gomito è così forte che non riesce ad alzarsi. Le si raduna un capannello introno e arrivano anche i poliziotti che pattugliano la stazione. Vogliono portarla all’ospedale: ci sarà qualcosa di rotto. Lei si oppone – odia stare in ospedale, vuole solo tornare a casa, davvero. La accompagnano al binario: qualcuno aveva avvertito la capotreno dell’accaduto e lei aveva deciso di aspettare la ragazza prima di far partire quel treno.
Purtroppo poi la ragazza non riuscì ad evitare l’ospedale e subì due interventi al gomito, ma quel giorno era riuscita a tornare a casa.

Queste sono due storie vere, che dimostrano come si possa fare lo stesso lavoro in modi molto diversi, applicare gli stessi regolamenti con o senza un po’ di umanità.
Ancora oggi, dopo tre anni, la ragazza che era caduta è grata a quella capotreno. Certamente il  suo collega si è trovato a fronteggiare un caso molto meno grave; credo però che molte persone come me ricorderanno quel funzionario indefesso, anche se forse il sentimento che proveranno nei suoi confronti non sarà esattamente la  gratitudine!
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[OltreRocciamelone] - Coro Alpi Cozie e L'Una e Cinque in concerto a Susa

Foto e brano da lunaecinque.com
SUSA (TO) – Nell’ambito della rassegna “50 anni... di nota in nota”, organizzata dal Coro Alpi Cozie per celebrare il suo cinquantesimo anniversario, venerdì 16 luglio si terrà un concerto in piazza IV Novembre (meglio nota come piazza del Sole) a Susa.

Il Coro Alpi Cozie presenterà in apertura alcuni brani di musica moderna per poi lasciare il palco a L’Una e Cinque, quintetto vocale torinese a cappella, che proporrà un repertorio di vocal jazz.
Fondato nel 1995, questo gruppo ha ricevuto numerosi riconoscimenti a livello nazionale e internazionale: nel 2007, ad esempio, ha vinto a Roma il premio “Voceania”, conferitogli per “l’eclettismo stilistico, capace di voli pindarici elevati. Per l’eleganza timbrica e dinamica delle armonizzazioni vocali”. Ha inoltre partecipato a varie trasmissioni televisive, tra cui “Alle 2 su Rai 1”.

Il programma della serata di venerdì si presenta molto vario, spaziando tra epoche e generi musicali diversi. L’una e Cinque eseguirà brani che vanno dal Rinascimento al ‘900, passando per il jazz, il pop, il canto cinquecentesco, la musica contemporanea (Autumn Leaves, Java Jive dei Manhattan Transfer, Here Comes the Flood di Peter Gabriel, per fare qualche esempio), lo spiritual ed il musical (brani da Notre Dame de Paris di Riccardo Cocciante).

Il concerto avrà inizio alle ore 21:00 e in caso di maltempo si terrà presso il salone Mons. Rosaz. L’ingresso è libero e gratuito.

Per ascoltare un brano (Vois sur ton chemin) cantato da L'Una e Cinque, clicca sul player qui sotto:


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[OltreRocciamelone] - 10° giorno di Tsamin Francoprovensal: Marco Rey dal lago di Annecy


Lou Tsamin Francoprovensal è giunto martedì 6 luglio ad Annecy.
Marco Rey, dal battello sul lago di Annecy, racconta ad OltreRocciamelone questi primi 10 giorni di viaggio e fa il punto sui quasi 250 km percorsi. Per ascoltare l'intervista, clicca sul player qui sotto:



L'intervista è disponibile anche su Mypodcast.com [qui]
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[OltreRocciamelone] - Francesco Cilluffo: da Torino a New York sulle ali della musica

Foto da route66.corriere.it
Da Torino a New York sulle ali della musica. Francesco Cilluffo è un giovane direttore e compositore che sta intraprendendo una brillante e promettente carriera.

Nato nel 1979 a Torino, Francesco Cilluffo si è diplomato in direzione d'orchestra e composizione ed ha una laurea in storia della musica.
Dopo il diploma e la laurea, Francesco ha lasciato la sua Torino e si è recato a Londra, dove tra il 2003 e il 2009 ha conseguito un master presso la Guidlhall School of Music and Drama e un dottorato presso il King's College. In quegli anni si è perfezionato con Michael Tilson Thomas (London Symphony Orchestra), Gianluigi Gelmetti (Accademia Chigiana di Siena) e Ivan Fischer (Budapest Festival Orchestra). Dal 2006 è assistente di John Mauceri negli Stati Uniti e in Europa.
Come compositore, si è perfezionato con Robert Keeley, Alexander Goehr e George Benjamin. Ha scritto e diretto per l'Orchestra Sinfonica Nazionale Rai, per l'Electra Ensemble di Amsterdam, per l'Università di Graz.

Nel 2010, un grande evento: la sua opera lirica "Il caso Mortara" è stata rappresentata a New York presso il Dicapo Opera Theatre. Era dai tempi di Puccini che un teatro di New York non commissionava un'opera a un compositore italiano. "Il caso Mortara" prende spunto da una vicenda storica: nel XIX secolo, un bambino ebreo italiano viene sottratto alla famiglia per volere di Pio IX, perchè cresca nella fede cattolica. Per ascoltare un'aria dell'opera (la separazione del bambino, Edgardo, dalla madre) clicca [qui].

Nel 2011 Francesco Cilluffo tornerà a Torino per dirigere un concerto che sarà allo stesso tempo un grande classico e una novità. Per la prima volta verrà eseguito in Italia il Requiem di Mozart nella versione di Robert Levin. Il concerto rientra nella stagione dell'Orchestra Filarmonica di Torino. Insieme ad essa, Cilluffo dirigerà il Coro dell'Accademia Stefano Tempia e il Gruppo Vocale Eufoné (17-18 aprile 2011, Conservatorio G. Verdi).

Francesco Cilluffo racconta ai lettori di OltreRocciamelone il suo percorso personale, l'importanza dell'esperienza all'estero, l'attaccamento alle sue radici torinesi e il perchè della scelta di rappresentare la versione del Requiem proposta da Levin. Per ascoltare l'intervista, clicca sul player qui sotto:


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[OltreRocciamelone] - Lou Tsamin Francoprovensal: sui passi della lingua francoprovenzale

SUSA – Il 27 giugno, nell’alba di una giornata di sole, il gruppo di camminatori dello Tsamin Francoprovensal ha cominciato il suo lungo viaggio per i monti italiani, francesi e svizzeri.
Dove corre il loro cammino, l’aria pura delle montagne si colora di parole. Parole antiche, mai dimenticate. Parole che questi viaggiatori vogliono vive.

Gli otto componenti della spedizione fanno parte dell’associazione Chambra D’Òc e della sua sessione francoprovenzale chiamata Tsambra Francoprovensal. Occitani e Francoprovenzali si sono uniti per contribuire alla conoscenza della lingua francoprovenzale, in un itinerario ricco di storia e tradizione, ma anche di grande bellezza dal punto di vista paesaggistico.

Il sindaco Gemma Amprino ha salutato i camminatori al castello di Susa: “Sono felice e onorata che Lou Tsamin Francoprovensal parta da Susa e a Susa ritorni”.
Hanno accompagnato i viaggiatori gli uomini del soccorso alpino di Susa, e più di trenta persone unite dall’amore per una lingua che sentono come parte integrante della propria identità culturale. Anche per le prossime tappe sono attesi numerosi partecipanti, attratti dalla possibilità di scambiare le proprie storie e dal fascino della montagna.
Lasciata Susa dopo un paio di canti “inaugurali”, il gruppo si è diretto a Novalesa e di lì ha proseguito per il Moncenisio, dove è giunto nel tardo pomeriggio: una camminata di 16 km per 1250 m di altitudine.

Marco Rey, responsabile della Tsambra, spiega: “L’itinerario, lungo 500 km, tocca i luoghi dove è ancora viva la parlata franco-provenzale. É un percorso ad anello, un giro simbolico dell’area francoprovenzale, che è molto più ampia. Abbiamo scelto una delle zone più belle d’Europa. Inoltre Susa, coi paesi limitrofi, è una delle roccaforti del francoprovenzale. La partecipazione della gente è notevole: sabato, alla festa al castello di susa per l’inizio dello Tsamin, c’erano più di 400 persone. Tutti i giorni saremo ricevuti da comuni e associazioni locali. Faremo delle veillées, delle veglie in cui le persone ci racconteranno del loro paese e della loro tradizione”.

Una linguista, Teresa Geninatti, raccoglierà le testimonianze per registrare le varianti e per trovare alla fine un sistema di scrittura unificato. Verrà compilato un diario di viaggio, che al termine del percorso potrà diventare un libro e che giorno per giorno viene pubblicato sulla pagina facebook dello Tsamin, grazie a Marzia Rey. Inoltre, la documentarista Elisa Nicoli gira video che diventeranno un documentario. Già il primo giorno sono state realizzate molte interviste in francoprovenzale.

 Questi viaggiatori dello Tsamin Francoprovensal non vogliono vivere nel passato, ma vogliono che il passato faccia parte del loro futuro. Non sfuggono all’innovazione, ma con essa trasmettono la loro tradizione. Detta in francoprovenzale, la frase “Vou éspètèn a la tapa d’eummeun”, vi aspettiamo alla tappa di domani, assume un nuovo significato.




Per ascoltare l'intervista a Marco Rey prima dell'inizio del cammino, clicca [qui].



Per ascoltare l'intervista a Peyre Anghilante al termine della prima tappa, clicca [qui].



Da un articolo di Jenny Cuk pubblicato su Luna Nuova n.49 anno 2010.
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[OltreRocciamelone] - Susa: 6° Raduno Lancia Delta Integrale

SUSA (TO) – Un rombo di motori nella quiete della domenica mattina nel centro segusino.
Il 27 giugno si è tenuto in piazza Savoia il raduno automobilistico dedicato alla Lancia Delta Integrale, giunto alla sesta edizione.

Hanno partecipato automobilisti provenienti da parecchie zone del Piemonte e da varie regioni italiane, tra cui la Val d’Aosta, la Lombardia e la Toscana.

La manifestazione si era aperta già sabato con un giro al Sestrière, mentre nella giornata di domenica, iniziata con l’intervento del sindaco Gemma Amprino, le auto hanno formato un corteo che si è diretto al Moncenisio.

Paolo Chevron, con la sua Lancia 
La Delta ha un passato glorioso: è l’auto che ha vinto il maggior numero di campionati mondiali di rally, con sei titoli tra il 1987 e il 1992.
Notevole anche la presenza femminile al raduno, a sfatare lo stereotipo secondo cui donne e motori non legano!

Per ascoltare le testimonianze degli appassionati, clicca [qui].