[OltreRocciamelone] - Provincia di Torino e Pro Loco per la valorizzazione dei vini DOC

TORINO - Domenica scorsa è stato firmato un protocollo d'intesa tra Unpli, la Strada Reale dei Vini e la Provincia di Torino, volto a promuovere la produzione vinicola Doc del territorio.
La firma del protocollo è avvenuta nell'ambito della manifestazione "Paesi in città - Pro Loco in festa", organizzata dal comitato provinciale dell’Unpli (Unione nazionale delle Pro loco d’Italia) e dalla Provincia, con il patrocinio della Regione Piemonte, della Città di Torino e della Camera di commercio. Sabato e domenica, tra bande, sfilate e gruppi storici, 73 Pro Loco hanno esposto negli stand i prodotti culturali ed enogastronomici dei loro paesi.
Il protocollo, firmato nell'ambito di una tavola rotonda ai Giardini Reali, prevede la valorizzazione dei vini della provincia mediante l'utilizzo della filiera corta, cioè il rapporto diretto tra produttore e consumatore. La Provincia, l'Associazione Strada Reale dei vini torinesi (composta da produttori, operatori turistici, enti pubblici e consorzi) e i Consorzi dei vini Doc garantiranno alle Pro Loco sconti sui vini acquistati direttamente dai produttori associati ai consorzi. A sua volta, ha spiegato l'assessore all'agricoltura della Provincia Marco Balagna, "Il Comitato provinciale di Torino dell'Unpli Piemonte si è impegnato a svolgere un'azione di sensibilizzazione presso le Pro Loco aderenti, affinché durante gli eventi che le Pro Loco stesse organizzano vengano utilizzati i vini DOC del territorio". Il progetto favorisce quindi la diffusione e la conoscenza dei vini di pregio locali, che a loro volta andranno ad arricchire le manifestazioni delle Pro Loco.
La Valle di Susa ospita uno dei quattro consorzi di tutela dei vini Doc della provincia di Torino. Il consorzio ha aderito alla Strada Reale dei Vini, che nel suo itinerario valsusino conta otto mete di degustazione dei vini locali, tra aziende e punti vendita (che si trovano elencati su www.stradarealevinitorinesi.it). Il presidente del Consorzio, Cesare Olivero Pistoletto, presente alla firma del protocollo, sottolinea l'importanza di "valorizzare il nostro prodotto. La nostra è una viticoltura eroica; in alta valle, ad esempio, abbiamo vigneti che sono tra i più alti d'Europa".
La promozione dei prodotti locali mediante la filiera corta rientra in una tendenza che si è molto diffusa negli ultimi tempi, culminando con il ddl ‘Norme per la valorizzazione dei prodotti agricoli provenienti da filiera corta e di qualità’ approvato dal Consiglio dei Ministri il 1° marzo 2010, che ha definito i principi fondamentali del settore, favorendo lo sviluppo locale e le produzioni agricole di qualità.
.

[OltreRocciamelone] - Susa: la minoranza informa sulla TAV

Giorgio Montabone
SUSA - A pochi giorni dalla scadenza del periodo di osservazione del progetto preliminare della Tav, giovedì 7 si è tenuta nel teatro Mons. Rosaz una serata informativa finalizzata a spiegarne i punti principali alla cittadinanza.
L'incontro, organizzato dal Gruppo Consigliare Susa, dovrebbe essere il primo di una serie, e si è proposto di fornire un'informazione dettagliata e corretta ai cittadini, dal momento che, ha detto Giorgio Montabone, "a Susa nessuno aveva ancora informato dal punto di vista istituzionale".
La serata prevedeva l'intervento di un tecnico indicato dalla Comunità Montana e di uno indicato da Ltf, in modo che la cittadinanza potesse porre domande a più interlocutori. Montabone ha però spiegato che Ltf, pur esprimendo interesse per l'iniziativa, l'ha rimandata a "tempi e sedi istituzionali adatti".
Gli oratori della serata sono quindi stati Enzo Merini, vicesindaco di Vaie, l'Ing. Soffredini e l'Ing. Vela, che hanno spiegato al numeroso uditorio tutte le caratteristiche del progetto, dalla collocazione dei cantieri e delle opere, all'impatto ambientale previsto da Ltf, all'esercizio previsto dopo il termine dei lavori.
Durante la serata sono emerse diverse polemiche e scontenti.
Montabone, in quanto rappresentante della minoranza, ha criticato la mancanza di informazione e l'"atteggiamento superficiale, di netta e aprioristica favorevolezza all'opera in campagna elettorale, seguito da un silenzio assordante durante quest'anno di amministrazione" della maggioranza, che ha causato l'inserimento nel progetto preliminare di "una serie di criticità nettamente superiori a quelle sostenibili dalla città". Durante l'ultimo consiglio, ha raccontato Montabone, la minoranza ha abbandonato l'aula, in segno di protesta per il mancato inserimento del progetto preliminare nell'ordine del giorno.
A concludere l'incontro è stato Sandro Plano, che ha ribadito l'inaccettabilità dell'impatto che causerebbe la realizzazione del progetto preliminare e l'importanza di dedicarsi a priorità quali la scuola e i trasporti pubblici locali. Plano ha inoltre commentato il suo mancato invito all'incontro che si terrà a Roma dicendo che "loro vogliono fare un monologo, non un dialogo".
Nell'intenzione di Montabone, la serata avrebbe dovuto essere una semplice esposizione delle caratteristiche del progetto, il pubblico avrebbe dovuto intervenire solo con domande rivolte ai tecnici. In realtà, nonostante gli sforzi di Montabone in qualità di moderatore, non sono mancati calorosi interventi dei No Tav presenti in sala. In particolare, un'esponente del Comitato No Tav di Susa si è rivolta direttamente a Montabone per chiedergli se, visto il progetto, egli si ponga pro o contro. Il consigliere per il momento non si è pronunciato, si è limitato a dichiarare che prossimamente ci sarà un consiglio comunale nel corso del quale tutti prenderanno posizione.


Da un articolo di Jenny Cuk pubblicato su Luna Nuova, n. 73 anno 2010
.

[OltreRocciamelone] - Organalia-Ekklesia 2010 ad Almese e San Gillio

Guido Donati
Organalia - Ekklesia 2010, la rassegna organistica della Provincia di Torino, giunge in questo fine settimana ad Almese e San Gillio. Conclude così il suo terzo itinerario, dedicato alla Valle di Susa, e inizia il suo quarto e ultimo itinerario: "Dalle terre dell'Ovest alla prima capitale d'Italia".

L'ultimo concerto del terzo itinerario si svolgerà sabato 25 settembre ad Almese, alle 21:15, nella chiesa della Natività di Maria, che ospita uno stupendo organo costruito nel 1971 dai Fratelli Ruffatti di Padova.
Alla console siederà Guido Donati, docente di Organo e Composizione organistica al conservatorio G. Verdi di Torino. Attivo concertista all'organo, al clavicembalo e al fortepiano, si esibisce in Europa e in Africa, ed ha suonato alla presenza dei presidenti Scalfaro e Cossiga. E' autore di oltre cento composizioni, di musiche di scena e da film. Ha tenuto concerti improvvisati ed è attivo anche nel jazz.
Il programma comprende un'antologia di composizioni del repertorio francese del XIX e XX secolo, con musiche di Boëllmann, Saint Saëns, Tournemire e Duprè.

Domenica 26 settembre si aprirà invece il quarto itinerario di Organalia, con un concerto che avrà luogo nella chiesa parrocchiale di Sant'Egidio a San Gillio, alle ore 21:15. La chiesa ospita due organi: un organo maggiore costruito da Giovanni Bruna tra la fine del XVIII secolo e l'inizio del XIX secolo, posto in controfacciata, e un organo minore costruito da Rosario Chichi nel 1972, collocato sul piano del pavimento.
L'organista Bruno Bergamini si servirà di entrambi gli organi per eseguire un programma dedicato a Bernardo Pasquini e la sua scuola. Oltre a brani di Pasquini saranno infatti presentate musiche di Della Ciaja, Zipoli, Casini e Muffat.
Bruno Bergamini è nato a Torino, si è diplomato in Organo con Guido Donati e in Musica corale, ed ha studiato Composizione. Dal 1979 è organista titolare del santuario di San Pancrazio a Pianezza. Ha iniziato presto la sua attività concertistica, affiancandola a quella di compositore e direttore di coro. La sua Toccata per organo è stata pubblicata dalle edizioni Berben, e nel 1990 ha realizzato per la Fonola un cd dedicato alla musica organistica italiana del '700 che ha ricevuto dalla rivista Amadeus il massimo punteggio di critica.

I concerti si avvalgono del patrocinio rispettivamente dei comuni di Almese e di San Gillio e sono ad ingresso libero e gratuito.

Per ulteriori informazioni: www.provincia.torino.it, www.organalia.com, www.elegiarecords.it.
.
Da un articolo di Jenny Cuk pubblicato su Luna Nuova, n. 68 anno 2010.
.

[OltreRocciamelone] - La produzione della patata di montagna in Valle di Susa

In Valle di Susa è in corso in parecchie località una rivalutazione della produzione della patata di montagna, una coltivazione che da secoli costituisce un'importante risorsa per le comunità del nostro territorio.
La tutela di questa coltura avviene in diversi ambiti. In particolare, in Val di Susa essa passa attraverso le amministrazioni comunali e la Provincia.
Esiste un progetto della Provincia di Torino, denominato "Paniere dei prodotti tipici della Provincia di Torino", che intende supportare, valorizzare e far conoscere i prodotti locali, tra cui la patata. In Valle di Susa molti singoli produttori sparsi in vari comuni hanno aderito all'Associazione dei produttori di patata di montagna, una delle 32 associazioni del Paniere, fondata nel 2005, coordinata dalla Scuola Malva di Bibiana e sostenuta dalla Provincia.
In alcuni casi, tuttavia, sono state le amministrazioni comunali a valorizzare i produttori di patata di montagna. In Valle di Susa questi comuni sono Sauze d'Oulx, Novalesa e Condove, con la borgata di Mocchie. Da ricordare anche Pragelato.
In tutti questi comuni si tiene ogni anno una sagra per diffondere e valorizzare la patata di montagna. In questo periodo, ad esempio, la patata è stata protagonista a Sauze d'Oulx, con la sagra del 19 settembre. Il 26 settembre sarà invece il turno di Novalesa, che presenterà anche il libro "Novalesa e il Pane dei montanari: un ricettario sulla patata tra Storia, Itinerari e Ricette".

Un'esigenza comune è quella di certificare la qualità del prodotto locale. Proprio per questo, ad esempio, Sauze d'Oulx ha adottato il marchio De.C.O (Denominazione Comunale Origine), al quale hanno aderito tutti i produttori di patata di montagna. Novalesa, invece, ha optato per la creazione di un consorzio di produttori e promuovere la coltura della patata in modo da poter partecipare al Paniere.

La dottoressa Elena Di Bella, responsabile del progetto, spiega che i produttori che aderiscono al Paniere devono "rispettare un disciplinare di produzione, che prevede l'uso di una serie di specifiche varietà, determinate tecniche di coltivazione, non biologica ma rispettosa dell'ambiente, dei criteri di etichettatura (le etichette devono riportare il marchio dell'associazione della patata e quello del Paniere). In cambio vengono veicolati in tutti i 30 negozi che sono della rete del Paniere, nei ristoranti, in Eataly, e in tutte le manifestazioni che noi facciamo in Piemonte, in Italia, e a volte anche all'estero. La Provincia promuove i prodotti del Paniere e dà loro visibilità. I produttori possono inoltre partecipare alle fiere, come il Salone del gusto, ma siamo andati anche a Londra, addirittura a New York".

La produzione tipica delle nostre montagne si serve per lo più di varietà francesi, ma esistono anche varietà locali, in particolare la patata piatlina. Oggi la Scuola Malva e la Facoltà di Agraria dell'Università di Torino stanno conducendo ricerche per recuperare e rilanciare la coltura delle antiche varietà.
Dunque, quella che per i nostri antenati era spesso una risorsa di sussistenza viene oggi riconosciuta come un prodotto pregiato e un'eccellenza del nostro territorio.


Da un articolo di Jenny Cuk pubblicato su Luna Nuova, n. 67 anno 2010.
.

[OltreRocciamelone] - Bussoleno: concerto d'organo del grande Tagliavini

Domenica 5 settembre, nell'ambito della rassegna Organalia-Ekklesia 2010, organizzata dalla Provincia di Torino con il sostegno della Fondazione Crt, si è tenuto nella chiesa parrocchiale di Bussoleno il concerto di Luigi Ferdinando Tagliavini, uno degli organisti più importanti dei nostri tempi.

Alla console del magnifico organo Conconi del XVIII secolo (restaurato nel 2004 da Italo Agostino Marzi), il maestro ha incantato un pubblico numeroso eseguendo un programma dedicato ai vari "Aspetti della civiltà musicale europea" tra il XVII e il XVIII secolo.
Le musiche di Bernardo Pasquini, Francisco Correa de Arauxo, Antonio Martin y Coll, Domenico Scarlatti, Georg Friedrich Händel e Domenico Cimarosa hanno riempito l'atmosfera con la loro armonia celestiale. Si è trattato di un concerto di alto livello, che ha espresso in pieno la magnificenza, la ricchezza e i mille colori della musica barocca, esaltati dalla bravura dell'interprete.

Tagliavini ha ricevuto innumerevoli premi e attestazioni a livello mondiale. Nato nel 1929, ha studiato a Bologna, Parigi e Padova, ha insegnato nei conservatori di Bolzano, Parma e Bologna e all'Università di Friburgo, dove è professore emerito. Notevole l'attività concertistica, discografica, musicologica e di tutela degli organi antichi. E' condirettore della rivista L'organo e possiede un'importante collezione di antichi strumenti musicali.
La grande partecipazione della comunità bussolenese ha certo reso onore a un simile ospite, il quale è rimasto favorevolmente colpito dal suo pubblico e dai pregi dell'organo della chiesa di Bussoleno.
Quello di Tagliavini è stato uno dei concerti più importanti della stagione di Organalia-Ekklesia 2010: Bussoleno è stata per una notte vera protagonista del panorama concertistico della grande musica d'organo made in Italy.


Per ascoltare Tagliavini che esegue la sonata in Sol maggiore di Cimarosa [clicca qui].
.

[OltreRocciamelone] - La 1000 km in carrozza passa da Novalesa

NOVALESA - Primo settembre, una piccola colonna di carrozze percorre la strada per Novalesa, mentre le ombre si allungano nella luce dorata del tardo pomeriggio. E' la quarta edizione della 1000 km in carrozza, che quest'anno si svolge sull'itinerario Milano-Parigi, passando per il valico del Moncenisio lungo l'antica via francigena.
La 1000 km è organizzata dall'associazione Avela (Amatori Veneti Emiliani Lombardi Attacchi) in collaborazione con il Gia (Gruppo Italiano Attacchi), che sul suo sito documenta le tappe del viaggio.
Quest'anno gli attacchi partecipanti sono tre, poiché ai due che hanno preso parte anche alle edizioni passate, si è aggiunto dalla Sicilia il marchese Tommaso Gargallo di Castel Lentini.

Qual è la missione di questa piccola carovana? Silvana Fasoli spiega "La nostra associazione, Avela, si occupa di turismo equestre: noi ci muoviamo in carrozza per visitare paesi e città. E' un modo di viaggiare più  tranquillo, e poi permette di osservare. Noi cerchiamo sempre di evitare statali e grandi strade, scopriamo angoli nascosti e la nostra velocità, se così si può dire, ci permette di cogliere particolari di cui è impossibile accorgersi in macchina".

Al termine di una giornata di cammino i viaggiatori giungono a Novalesa, e i cavalli possono finalmente riposare nella loro stalla itinerante, dove li attendono gli altri esemplari con cui si danno il cambio ogni 35 km. La prima settimana, spiega ancora Silvana Fasoli, è di assestamento: anche se sono stati preparati, i cavalli devono abituarsi ad un'escursione che non dura solo un giorno, come di solito. Il percorso di quest'anno è particolarmente impegnativo: in realtà i km non sono 1000, ma 1240, "inoltre le Alpi sono un grosso ostacolo e anche in Francia avremo molti rilievi da superare. Gli anni passati abbiamo fatto percorsi un po' più semplici proprio per prepararci alla Milano-Parigi, che un tempo era un itinerario classico".

Per Novalesa il passaggio di queste carrozze è un tuffo nel tempo: questo percorso veniva calcato da uomini e cavalli già più di mille anni fa. A Novalesa le carrozze si fermavano e venivano smontate. I marrons si caricavano i pezzi e le portantine dei nobili sulle spalle, e li conducevano fino a Lanslebourg, da dove i viaggiatori proseguivano per Parigi. Poi però Napoleone fece costruire la strada che oggi è la statale, e Novalesa perse la sua centralità come luogo di transito e stazione di posta. Dice il sindaco Ezio Rivetti: "Siamo felici dell'arrivo di queste carrozze, perchè per noi è come una rievocazione storica di ciò che Novalesa è stata fino ai tempi napoleonici".

Dopo aver trascorso la giornata di giovedì a Novalesa, i viaggiatori si incamminano venerdì mattina sulla strada per il Moncenisio. L'arrivo a Parigi è previsto per il 19 settembre.

Da un articolo di Jenny Cuk pubblicato su Luna Nuova, n. 62 anno 2010.
.

[OltreRocciamelone] - I gemelli della Stellina: l'abbraccio di due campioni


MOMPANTERO - Domenica 22 agosto, in un magnifico mattino di sole, una piccola folla si riunisce in una vasta conca di prati verdi che si affaccia sulla valle, incorniciata dai monti e dominata dall'armoniosa cima del Rocciamelone. E' Costa Rossa, sono gli stessi prati verdi in cui 66 anni fa i partigiani della Formazione Stellina sconfissero due compagnie di SS.
Verso le 10 la folla si stringe attorno allo striscione dell'Arrivo. Cresce l'attesa, si moltiplicano le telecamere e le macchine fotografiche ansiose di catturare il Grande Momento. Ed ecco che compare la figura di un ragazzo che corre. E' stanco, ma il suo passo è ancora elastico e ogni suo movimento sprigiona una straordinaria vitalità. Porta una bandiera italiana sulle spalle e si avvicina sempre di più. Infine, con un ultimo balzo taglia il traguardo. E' Martin Dematteis, il campione italiano di corsa in montagna per la seconda volta.
Ma dopo i primi istanti di esultanza, il campione si guarda attorno. Che cosa sta aspettando? Chi cerca? Nel frattempo arrivano gli altri atleti, che Martin attende e saluta. Ma ancora si guarda attorno. E poi appare il suo fratello gemello, Bernard. Martin gli corre incontro e lo accompagna negli ultimi tratti. Bellissimo l'abbraccio che i due fratelli si scambiano al traguardo. Martin Dematteis ha dimostrato di essere un grande campione, non solo per la sua straordinaria performance sportiva, ma anche per la lealtà e la gentilezza che ha dimostrato verso gli avversari, per la spontaneità della sua dedica, alla fidanzata Letizia Titon, anche lei campionessa italiana, e a sua madre nel giorno del suo compleanno.
Molti dicono che la corsa in montagna è uno sport che dà a chi lo pratica il tempo per pensare. Forse per questo, forse perchè richiede grande impegno e fatica, forse perchè porta l'uomo a conoscere la durezza e lo splendore della montagna, a volte fa uscire il meglio delle persone. Martin ha dimostrato la bellezza dell'amore fraterno, ma molte sono state le storie che si sono intrecciate per un giorno sui sentieri partigiani. Il signor Sibona, ad esempio, ha dimostrato la tenacia e il coraggio di chi non cede: ha subito un delicato intervento al cuore ma non per questo ha rinunciato a fare il percorso della Stellina.
La storia che la corsa rievoca, l'impegno di tutti coloro che hanno riunito gli sforzi per renderla possibile, l'umanità e i valori che emergono nello sport, fanno della Stellina un tassello importante dell'identità culturale e storica di un popolo nato e cresciuto nello scenario incantevole delle montagne.

Da un articolo di Jenny Cuk, pubblicato su Luna Nuova, n. 60 anno 2010.
.

[OltreRocciamelone] - Stellina: sport e memoria

SUSA - La ventiduesima edizione dello Stellina è stata un grande evento sportivo: per la prima volta prova finale del campionato italiano di corsa in montagna, ha raggiunto i 350 iscritti. Ha inaugurato percorsi nuovi, che toccano ben 4 comuni valorizzando alcuni dei luoghi più belli del territorio. Sabato 21 hanno corso le donne e le categorie juniores, da Novalesa a Bar Cenisio (Venaus); domenica 22 gli uomini sono partiti dall'arco di Augusto a Susa e sono saliti fino a Costa Rossa (Mompantero), a 1960 m di altitudine per 1450 m di dislivello.

La corsa è nata per ricordare i partigiani della divisione Stellina, che il 26 agosto 1944, sotto la guida del comandante Aldo Laghi, alias Giulio Bolaffi, riuscirono a sconfiggere due compagnie di SS dopo un'abile manovra di accerchiamento. Lo scontro fu ricordato come battaglia delle Grange Sevine.

Sabato 21 agosto, al comune di Mompantero, sindaci e autorità locali hanno reso onore ai partigiani. Erano presenti anche l'onorevole Nerio Nesi, anch'egli con un passato partigiano, e i figli di Giulio Bolaffi, Stella e Alberto, che, insieme a Don Gian Piero Piardi, presidente del comitato organizzatore del Memorial, hanno curato una seconda edizione de "Il partigiano ribelle", antologia dei diari del comandante Laghi. Il libro è stato consegnato ai partigiani, che a loro volta hanno consegnato ai diciottenni di Mompantero una copia della Costituzione, per simboleggiare il tramandarsi dei loro ideali di libertà, di pace e di uguaglianza.
Sono stati ricordati i combattenti caduti in battaglia, e i partigiani che per la prima volta sono mancati alle celebrazioni della Stellina. Anche domenica, al termine della corsa, le autorità hanno celebrato la battaglia là dove tutto si compì, a Costa Rossa. Di fronte al cippo innalzato in memoria dei partigiani erano presenti anche i rappresentanti dei partigiani francesi, i maquis. Uno di loro, Félix Personnaz, ha ricordato la volontarietà del sacrificio dei partigiani e lo spirito che li guidava: la difesa della dignità dell'uomo.

Quest'anno la manifestazione ha dato spazio anche alla sua stessa storia. Le sale del castello di Susa hanno ospitato una mostra fotografica, allestita con la collaborazione di Margherita Petrillo, che ripercorre 22 anni di corsa Stellina attraverso lo sguardo di due firme dei giornali locali: Claudio Rovere di Luna Nuova e Carlo Ravetto della Valsusa. Le loro foto raccontano gli atleti, gli aneddoti, le emozioni, i paesaggi, che dal bianco e nero, al colore, al digitale raccontano con volti diversi l'anima inconfondibile della Stellina.

Il Memorial Stellina rappresenta anche la storia personale di chi tanto ha fatto perchè avesse luogo. Venerdì 20, in occasione dell'inaugurazione della mostra fotografica, le autorità locali, insieme ai rappresentanti della Fidal e agli organizzatori don Piardi, Adriano Aschieris e Paolo Germanetto dell'Atletica Susa, hanno ricordato Mario Pisano, giornalista Rai per anni coordinatore organizzativo della Stellina, scomparso due anni fa.

Ma la Stellina non è solo storia: nei discorsi delle autorità è emerso spesso il tema dei giovani. A loro è destinato il dono del ricordo, a loro spetta ora di correre sui sentieri della resistenza e della libertà.

Da un articolo di Jenny cuk, pubblicato su Luna Nuova, n. 60 anno 2010.
.
Ci scusiamo con i lettori di OltreRocciamelone, ma a causa di un problema tecnico, al momento non ci è possibile inserire il video sulla Stellina.

[OltreRocciamelone] - ALEXANDER CIRCUS: il centesimo spettacolo del circo di famiglia

Guarda il VIDEO di OltreRocciamelone sull'Alexander Circus cliccando [qui]


VENAUS - L'Alexander Circus ha tagliato il traguardo dei suoi primi 100 spettacoli.
La compagnia amatoriale, composta da Paolo Bertini, Giovanna Caffo e loro figlio Alessandro, ha mosso i primi passi alla frazione Costa di Venaus, dove vivono i parenti di Giovanna. Per alcuni anni la coppia ha organizzato un piccolo spettacolo di fine estate: "Mettevamo su uno spettacolino con qualche numero, cerchi, palline e poco altro, per la gente del posto. Non ci saremmo mai sognati di avere un pubblico di sconosciuti, facevamo le cose alla buona, ma quello è stato anche lo stimolo a crescere". Ogni anno aggiungevano qualche numero, e nel frattempo Alessandro cresceva e veniva iniziato alle disciplline circensi.

Nel 2006, per contribuire alla lotta contro l'alta velocità, misero in scena uno spettacolo intitolato TAV (Ti Amo Veronica), che alla sua prima ebbe 400 spettatori. Da allora, l'Alexander Circus si è esibito per ben 100 volte.
Per festeggiare la ricorrenza, i tre artisti hanno voluto tornare alla Costa, dove tutto è cominciato. Il 9 agosto hanno messo in scena lo show "Charivari", fatto di numeri di giocoleria, fachirismo, acrobatica, equilibrismo e soprattutto di simpatia e gags esilaranti cerate dal bimbo-direttore, dalla vedette e dalla sua frivola assistente, sempre tentata di eseguire improbabili streap tease.

Oggi l'Alexander Circus può contare su un pubblico numeroso e affezionato. Molta la strada percorsa, molte le cose che sono cambiate, molti i ricordi accumulati. Racconta Giovanna: "Non abbiamo mai avuto momenti brutti. A volte può capitare che non siamo del tutto soddisfatti di uno spettacolo, ma su 100 ne ricordo solo 3 o 4 al di sotto delle nostre aspettative. Per noi la cosa più importante è la vicinanza e l'interazione con il pubblico, con le persone. E' questo che ci spinge a continuare a scendere nelle piazze". Aggiunge Paolo: "Siamo molto esigenti, ma io dico sempre che fare lo spettacolo è come fare un dolce. Ci sono tantissimi ingredienti e tantissime variabili: noi siamo strumenti, in realtà lo spettacolo ha una vita propria".

Molti gli spettacoli memorabili. L'Alexander Circus si è esibito nella vetrina di un negozio, in case-famiglia, scuole, festival di artisti di strada, e ha perfino fatto una tournée in Valle di Stura. Commenta Giovanna: "Gli spettacoli che ci sono riusciti meglio sono quelli che abbiamo fatto in situazioni estreme, su cui non avremo scommesso una lira", come quando si sono esibiti in frazioni che sembravano semi-deserte e invece hanno fatto il pienone, o sotto un tendone sovraffollato, nel mezzo del baccano assordante di una festa di paese.

Molti i progetti per il futuro: la piccola star del Circus, Alessandro, che a settembre compirà 8 anni, dice che da grande vuole continuare a lavorare nel mondo dello spettacolo. Nellì'immediato, invece, l'Alexander Circus aprirà un sito Internet e sta progettando un nuovo spettacolo ancora avvolto nel mistero.

Da un articolo di Jenny Cuk pubblicato su Luna Nuova, n. 59 anno 2010.
.

[OltreRocciamelone] - La festa di Bar Cenisio

VENAUS (TO) - Domenica 8 agosto ha avuto luogo la tradizionale Festa della Madonna delle Nevi di Bar Cenisio.

La giornata è cominciata con la celebrazione della messa alla cappella di Bar. Hanno allietato la festa la Società Filarmonica Comunale Venausina, il gruppo folkloristico delle Savoiarde e gli spadonari di Venaus, dal caratteristico copricapo fiorito. I priori sono stati i cugini Lino e Marcella Caffo.

Non poteva mancare il tradizionale banco di beneficenza, e sono state organizzate varie attività, tra cui il tiro alla fune, il percorso in mountain bike e il gioco dell'indovinare il peso dei cesti pieni di verdure. Era presente anche l'Associazione Asini e Muli di Carmagnola, che ha proposto diverse attività didattiche per spiegare ai bambini le caratteristiche di questi simpatici animali. L'associazione ha proposto anche un trekking e ha dato la possibilità di fare giri più o meno lunghi sui suoi asini bianchi, siciliani e di altre varietà.

La novità di quest'anno è stata l'allestimento del mercatino dei prodotti locali, dai formaggi alle stelle alpine. Il sindaco Nilo Durbiano dichiara: "La festa di Bar, ultradecennale, si può considerare come la festa estiva di tutta Venaus. Vi partecipano tutte le associazioni venausine, è il modo di presentarsi di tutta una comunità, specialmente quest'anno in cui alle attività tradizionali si è aggiunta la presentazione dei prodotti locali".

Altra attrazione della festa è stata la mostra fotografica sul concorso "Angolo Fiorito 2010", indetto dal comune di Venaus per valorizzare i migliori balconi, orti, giardini e aiuole del suo territorio. Nel pomeriggio di domenica ci sono state le premiazioni del concorso. I primi classificati sono stati:
per la categoria balconi: Nadia e Mery Verquera;
per la categoria borgate montane: borgata Montebonetto;
per la categoria giardini: Claudio Marcellino;
per la categoria orti: Cooperativa dALla TERra NATIVA

Sempre in occasione della festa, sabato 7 si è tenuta a Bar Cenisio la presentazione del libro "Moncenisio in cartolina" di Fabrizio Arietti.

Da un articolo di Jenny Cuk pubblicato su Luna Nuova, n. 59 anno 2010.
.

[OltreRocciamelone] - La Losa e la sua Certosa in mostra

GRAVERE (TO) - La certosa della Losa, che fu il primo insediamento dei moanci certosini in Italia, è stata tra l'8 e il 22 agosto la sede di una mostra intitolata "La Losa e la sua certosa".

L'organizzatore, Cesare Olivero Pistoletto, spiega: "Ho proposto l'idea della mostra a don Enzo Calliero, dopo che la famiglia Tenivella mi ha proposto di esporre nella certosa un quadro invernale della Losa dipinto da Giuseppe Pognante.Don Enzo ha messo a disposizione lo spazio per la mostra, che è stata allestita con la collaborazione di alcuni volontari locali".

Hanno partecipato numerosi artisti valusini, nomi noti e volti nuovi, per un totale di 35 opere tra dipinti, disegni e incisioni. L'esposizione ha coperto quasi un secolo di iconosgrafia relativa alla Losa e alla certosa: l'opera più antica è del 1920, la più recente del 2010. Si è tenuta presso la cappella, dotata di affreschi gotici e di un campanile romanico.

La mostra ha attirato un pubblico numeroso e ha messo in risalto una pittoresca frazione montana ricca di storia.
Si pensa che il nome della Losa derivi da un antico dolmen, poi sostituito da un tempietto romano. In seguito, La Losa divenne per più di un secolo sede di un monastero benedettino. Verso l'anno 1000 passò sotto il controllo della marchesa Adelaide, poi, nel XII secolo, un gruppo di monaci certosini provenienti dalla Grande Chartreuse di Grenoble si stabilì alla Losa, trovandovi la pace e la solitudine che l'ordine predilige. Tuttavia, già alla fine del secolo questa tranquillità venne meno, forse a causa dell'eccessiva vicinanza della città di Susa, così i certosini si trasferirono a Montebenedetto. Oggi poco rimane dell'insediamento certosino, ma La Losa continua ad essere un sito affascinante, un'amena frazione di montagna e un luogo di villeggiatura per molte famiglie.

Da un articolo di Jenny Cuk pubblicato su Luna Nuova, n. 59 anno 2010
.

[OltreRocciamelone] - 22° Memorial Partigiani Stellina Valsusa

Il 21 e il 22 agosto si è disputata la ventiduesima edizione del Memorial Partigiani Stellina Valsusa. Si è trattato di un grande evento sportivo: per la prima volta prova finale del campionato italiano di corsa in montagna, ha raggiunto i 350 iscritti.

Sabato 21 hanno corso le donne e le categorie juniores da Novalesa a Bar Cenisio, domenica 22 gli uomini sono partiti dall'Arco di Augusto a Susa e sono arrivati a Costa Rossa, a 1960 m di alitudine, per circa 1450 m di dislivello.

La corsa è nata per ricordare i partigiani della Formazione Stellina, che il 26 agosto 1944, sotto la guida del comandante Aldo Laghi, alias Giulio Bolaffi, riuscirono a sconfiggere due compagnie di SS nella battaglia delle Grange Sevine.

Molti sono stati i momenti di celebrazione in presenza dei sindaci e delle autorità locali, di don Gian Piero Piardi, presidente del comitato organizzatore, di Paolo Germanetto e Adriano Aschieris dell'Atletica Susa, e degli altri organizzatori e rappresentanti della Fidal, tra cui Renato Montabone.
Sabato 21 a Mompantero sono stati ricordati i partigiani caduti in battaglia e quelli che quest'anno per la prima volta sono mancati alla Stellina. Era presente anche l'onorevole Nesi, anch'egli con un passato partigiano. Domenica 22 un'altra rievocazione si è tenuta a Costa Rossa, accanto all'arrivo della gara, di fronte al cippo che commemora la Formazione Stellina.

Quest'anno le sale del castello di Susa hanno ospitato una mostra fotografica curata da due firme dei giornali locali: Claudio Rovere di Luna Nuova e Carlo Ravetto della Valsusa. La mostra ripercorre 22 anni di Stellina: atleti, volti, emozioni, aneddoti e paesaggi, attraverso tutte le fasi della fotografia, dal bianco e nero, al colore, al digitale.

Sabato 21 è stata inoltre presentata e offerta in dono ai partigiani la seconda edizione de "Il partigiano ribelle", antologia dei diari del comandante Laghi curata dai suoi figli e da don Gian Piero Piardi.

La corsa ha visto il trionfo di Martin Dematteis e Letizia Titon, campioni italiani.
Ottima gara anche per Gabriele Abate e Marco De Gasperi.

Per vedere le classifiche clicca [qui].

Per guardare l'album foto della Stellina clicca [qui]


Il video con i momenti più belli e due nuovi articoli sulla Stellina saranno pubblicati qui su OltreRocciamelone la prossima settimana!
.

[OltreRocciamelone] - Intervista a Jean Guillou


I Di seguito troverete: 1) trascrizione dell'intervista in italiano; 2) traduzione dell'intervista in francese; 3) versione integrale dell'intervista in un file audio in italiano

F Vous trouverez ci-après:  1) transcription de l'interview en italien; 2) traduction de l'iterview en français; 3) version intégrale de l'interview dans un file audio en italien.


In Italiano:

SUSA  (TO) – Sabato 17 luglio, nell’ambito della rassegna Organalia-Ekklesia 2010, organizzata dalla Provincia di Torino con il sostegno della Fondazione Crt, si è tenuto nella cattedrale di Susa il concerto di Jean Guillou, uno degli organisti più importanti al mondo.
Guillou, che ha da poco compiuto ottant’anni, ha dato un notevole contributo non solo alla musica organistica contemporanea, ma anche all’arte dell’improvvisazione e all’arte organaria, con parecchi organi costruiti su suo progetto. Al suo attivo anche una discografia molto ricca e un libro, L’orgue, Souvenir et Avenir, giunto alla sua terza edizione in Francia.
Con il suo concerto, il maestro ha incantato un pubblico numeroso, ricevendo una vera cascata di applausi. Durante il suo soggiorno segusino ci ha concesso un’intervista.

Come si è avvicinato alla musica, e in particolare alla musica d’organo?

Prima ho suonato il pianoforte a casa. Nella mia famiglia eravamo otto fratelli. Io ero il terzo e ho fatto come il mio fratello maggiore:  ho cominciato a suonare, ma senza maestri. Poi un parroco che abitava vicino a noi mi ha chiamato a suonare l’organo, e ho cominciato così, semplicemente.

Lei è un musicista completo. Perchè ha dedicato tanto lavoro per valorizzare l’organo? Quali sono secondo Lei le potenzialità di questo strumento?
L’organo ha continuato ad evolversi fin da quando è stato inventato, nel III secolo a.C. Veniva usato nei teatri greci e romani, poi si è diffuso in tutta Europa. Solo dodici secoli dopo è entrato nella Chiesa. Quando si cominciarono a costruire le grandi chiese gotiche ci fu bisogno di organi che suonassero di più, con più registri. L’organo è diventato sempre più ricco e ogni secolo ha avuto uno stile diverso. Penso che oggi l’evoluzione deve continuare. Ho fatto costruire organi su miei progetti, inserendo nuovi registri, mettendo insieme cose diverse. È un po’ come tentare di racchiudere la migliore musica di un violino, di una tromba e così via nello stesso strumento.

Da cosa trae ispirazione per le Sue composizioni?

Per me la musica deve sempre venire dalla vita. Tutto quello che accade nella vita, il bene e il male, entrano nella mia musica

C’è un maestro del passato che sente particolarmente affine?

Gesualdo, molto importante nella storia della musica, e naturalmente Bach, il più grande. Ma sono molto sensibile anche alla musica romantica: Liszt, Schumann. Ho fatto molte trascrizioni di opere sinfoniche di Listz.

Parliamo della Sua discografia. Lei ha compiuto una vera impresa musicale: è stato il primo ad incidere entrambe le sonate di un allievo di Liszt...
Sì, J. Reubke era uno straordinario organista e pianista. Scrisse giovanissimo e morì a 24 anni lasciando due sonate, una per organo e una per pianoforte, assolutamente grandiose. Ancora oggi la sonata per pianoforte è suonata da non più di tre musicisti in tutto il mondo. Io le ho suonate entrambe perchè ritengo molto importante diffondere l’opera di Reubke.

Cosa accade nella mente di un musicista durante l’improvvisazione? Usa la ragione e pensa al prossimo passo o svuota la mente e si lascia andare alla creazione?

No, no, non si lascia andare! Per me è come comporre, ma compongo adesso e adesso sono l’interprete della mia composizione. La sola cosa difficile, su cui bisogna lavorare molto, è pensare e comandare alle dita di suonare esattamente il pensiero.

Com’è nata la composizione di Sagas?

Tre delle Sagas sono nate proprio da improvvisazioni, che avevo fatto per incisioni e poi ho scritto. Sono state ispirate dal viaggio dell’Apollo sulla Luna: un momento drammatico, un’avventura fantastica, meravigliosa.

Dopo aver raggiunto le vette più alte, ha ancora qualche sogno musicale da realizzare?

Oh, molti! Ho tante opere da scrivere. Ho da poco cominciato una grande sinfonia per orchestra, ma ho davvero moltissimi progetti che vorrei realizzare.


En Français:

SUSA (Italie) – Samedi le 17 juillet, Organalia-Ekklesia 2010, le festival de musique d’orgue organisé par la Provincia di Torino (Turin), a présenté dans la cathédrale de Susa un concert de Jean Guillou, un des organistes les plus célèbres du monde.
Jean Guillou a enchanté un public nombreux avec une sonate de Cesar Frank, des musiques de Händel et Schumann adaptés par lui-même, une de ses compositions et une improvisation.

Comment vous êtes-vous approché de la musique , et en particulier de la musique d’orgue ?

J’ai commencé en sonnant le piano chez moi. Nous étions huit frères. Moi, j’étais le troisième et j’ai suivi l’exemple de mon frère agé : j’ai commencé à sonner, mais sans maîtres. Ensuite, un prêtre qui habitait près de nous m’a demandé si je voulais aller à sonner l’orgue dans son église, et j’ai commencé comme ça, tout simplement.

Vous êtes un musicien complet. Puorquoi avez-vous dédié tant de travail à valoriser l’orgue ? Quelles sont, selon vous, les potentialités de cet instrument ?

Dès qu’il fut inventé, au III siècle avant J.C., l’orgue a continué à s’évoluer. Il était utilisé dans les théâtras grecques et puis romains, et ensuite il s’est diffusé dans toute l’Europe. Il est entré dans l’Eglise seulement 12 siècles après de sa naissance. Quand on a commencé a constuir les grandes églises de l’époque gothique, on a eu besoin d’orgues qui sonnaissent plus fort et avec plus de régistres. L’orgue est devenu de plus en plus riche et chaque siècle a eu son style. Je pense qu’aujourd’hui l’évolution doit continuer. J’ai fait construire des orgues que j’ai projeté, j’ai mis des nouveaux registres, j’ai mis enseble choses différentes. C’est un peu comme essayer d’unir la meilleure musique d’une trompette, d’un violon etc, dans le même instrument.

Quelle est la source d’inspiration de vos compositions ?

 Pour moi la musique doit toujours venir de la vie. Tout ce qui se passe dans la vie, le bien et le mal, entrent dans la musique.

Ya-t-il un maître du passé auquel vous vous sentez particulièrement proche ?

Gesualdo, qui fut très important dans l’histoire de la musique, et naturellement Bach, le plus grand.
Mais je suis très sensible à la musique romantique aussi : Liszt, Schumann. J’ai adapté beaucoup d’oeuvres symphoniques de Liszt.

Parlons de votre discographie. Vous avez fait un exploit : vous avez été le premier à enregistrer toutes les deux sonates d’un élève de  Liszt...
 
Oui, J. Reubke fut un extraordinaire élève, un organiste et pianiste. Il a écrit très jeune, tant que quand il est mort, à 24 ans, il a laissé deux sonates, une pour orgue et l’autre pour piano, absolument grandioses. Encore aujourd’hui la sonate pour piamo n’est sonné que par deux ou trois musiciens dans le monde entier. Je les ai sonnées toutes les deux car je considère très important faire connaître l’oeuvre de Reubke.

Qu’est-ce qui se passe dans la tête d’un musicien pendant l’improvisation ? Il utilise la raison et il pense au prochain pas, ou bien il se laisse aller et laisse son ésprit libre de créer ?

Non, non, il ne se laisse pas aller ! Pour moi c’est un peu comme composer, mais je compose maintenant et maintenant j’interprète ma composition. Il y a seulement une chose difficile, sur laquelle on doit travailler beaucoup, et c’est penser et au même temps commander aux doigts de sonner exactement ce qu’on pense.

Comment est née la composition des Sagas ?

Trois des Sagas sont nées justement comme improvisations, que j’avais fait pour les enregistrer, et qu’ensuit j’ai écrit. Elles ont été inspirées par le voyage de l’Apollo sur la Lune : un moment dramatique, une aventure fantastique, merveilleuse.

Après avoir obtenu les résultats les plus hauts, avez-vous encore des rêves musicales à réaliser ? 

Ah, oui, beaucoups ! Il y a beaucoups d’oeuvres que je voudrais écrire ; j’ai récemment commencé à écrire une grande symphonie pour orchestre, et il y a vraiment beaucoup de projets que j’aimerais réalser !


Ascolta l'intervista a Jean Guillou cliccando sul link qui sotto:
Ecoute l'interview à Jean Guillou en cliquant sur le link ci-dessous:






Da un articolo di Jenny Cuk, pubblicato su Luna Nuova, n. 55 anno 2010

.

[OltreRocciamelone] - Ripristino del Sentiero dei Franchi nel Parco Gran Bosco

Il Sentiero dei Franchi sta poco a poco tornando al suo antico splendore, in questo 2010 che segna il suo trentesimo anno di vita e, auspicabilmente, la fine di un periodo di difficoltà e parziale abbandono.

Il Parco del Gran Bosco e il Consorzio Forestale Alta Valle Susa hanno da poco terminato una notevole opera di ripristino su un tratto consistente del sentiero, che va Salbeltrand al Frais: circa 9 km, quasi un sesto dell’intero tracciato. Gli stessi enti avevano già provveduto a ripristinare l’area tra Oulx e Salbeltrand, quindi al momento quella che viene identificata come prima tappa del sentiero (da Oulx al Frais) è agibile e ben curata.

Con i primi interventi, che risalgono al 2006, grazie ai fondi ottenuti nell’ambito di un Piano di Sviluppo Locale promosso da Gal Escarton e Valli Valdesi, il tratto del Sentiero dei Franchi tra Oulx-Gad e Salbeltrand, detto anche Viò du sarazin, è stato pulito da alberi, arbusti e detriti provenienti da frane, è stato munito di segnavia, bacheche, cartelli e di varie aree pic-nic, i tratti più ripidi e i corsi d’acqua sono stati messi in sicurezza.

Tuttavia, il tratto tra Salbeltrand e il Frais versava ancora in condizioni davvero gravi. Dal 2000 allo scorso autunno, le piogge hanno provocato lo straripamento dei torrenti della zona di Exilles, che hanno allagato il sentiero, portandone via un pezzo ogni anno. Fino a qualche anno fa, il Parco provvedeva a ripristinare alla meglio il sentiero, cercando contemporaneamente di impedire l’eccessivo espandersi dei letti dei torrenti, ma dal 2008 i danni causati da questi dissesti idrogeologici sono diventati così ingenti che non è più stato possibile ripararli. Erano ormai due anni che tra le borgate di Sapé e Brusà, sopra Exilles, il Sentiero dei Franchi era chiuso, impraticabile.

Oggi questa parte del tracciato è tornata percorribile grazie a un vigoroso intervento che ne ha cambiato il corso: mentre prima il Sentiero passava proprio davanti alle case della Brusà, ora si imbocca circa 200 m più in alto. Nel tratto tra Sapé e Brusà il sentiero è stato completamente ritracciato. È stata inoltre costruita una passerella sul rio Baccon.

Il Sentiero dei Franchi è molto importante per il parco Gran Bosco: a parte la strada dell’Assietta, che però corre in cresta, è l’unico sentiero che attraversa in quota tutto il parco, offrendone una panoramica completa. L’itinerario è reso piacevole dalla varietà della flora e della fauna e dall’ambiente selvaggio, lontano dalle zone più frequentate e turistiche.

Il ripristino di tutto il tratto di competenza del Parco Gran Bosco rappresenta un importante passo avanti verso una valorizzazione globale dell’intero Sentiero dei Franchi.

Da un articolo di Jenny Cuk, pubblicato su Luna Nuova, n. 58 anno 2010
.

[OltreRocciamelone] - Forte di Exilles: dieci anni di apertura e tanti progetti per il futuro

Formento - Coppola - Audisio
L’8 luglio 2010 il forte di Exilles ha compiuto 10 anni di apertura al pubblico. La ricorrenza ha dato modo alle istituzioni di riflettere su passato, presente e futuro di questa grande risorsa. Per questo motivo, mercoledì 28 luglio si è tenuta una conferenza stampa al Museo Nazionale della Montagna, alla quale sono intervenuti Michele Coppola, assessore alla cultura della Regione Piemonte, Daniela Formento, direttrice del settore cultura-turismo-sport della Regione, Aldo Audisio, direttore del Museo Nazionale della Montagna, e Michelangelo Castellano, sindaco di Exilles.

Il forte fu abbandonato nel 1943 e nel 1978 la Regione lo acquisì dal Demanio Militare. Dal 1993 cominciò una collaborazione tra la Regione e il Museo Nazionale della Montagna del Cai Torino, e ancora oggi questi due enti gestiscono congiuntamente il forte. Aldo Audisio spiega che la loro missione è stata quella di inventare una nuova formula di gestione, che facesse rivivere una fortezza storica in un modo nuovo, sempre attento alla collaborazione con il territorio e con la realtà circostante.

Nel corso degli anni, il forte è stato dotato di due aree museali permanenti, ha ospitato numerose mostre temporanee, ed è stato sede di molti eventi (tra cui la rassegna “Assedio”, che è stata riproposta anche quest’estate) rivolti a un pubblico molto vario. In un decennio ha ricevuto circa 400 mila visite.

Oggi sono in corso i lavori per la costruzione di un ascensore, che, secondo il direttore Audisio, sarà un nodo fondamentale per la struttura, perchè consentirà di accedere al forte 365 giorni all’anno senza più problemi causati dalla neve. L’ascensore dovrebbe essere ultimato nella primavera 2011, e una volta chiuso quel cantiere è possibile che inizino i lavori per la sistemazione del piazzale del forte. “In questo caso bisognerebbe migliorare anche la viabilità, a cominciare dall’accesso alla statale, al momento pericoloso”, nota il sindaco Castellano, che spera che il comune possa collaborare attivamente alla decisione dei prossimi lavori.

Ci sono poi vari altri punti che necessiterebbero una sistemazione, ma, osserva l’assessore Coppola, gli interventi vanno pianificati non solo in base alle esigenze più immediate, ma soprattutto pensando agli anni a venire, in modo da trovare soluzioni veramente risolutive.

La posta in gioco è alta: si tratta di trovare il modo migliore per investire ulteriori risorse nella valorizzazione di una struttura di pregio come quella del forte, per far sì che acquisisca sempre più un carattere suo peculiare e allo stesso tempo si inserisca profondamente e armonicamente nel contesto regionale, nazionale e internazionale. La Regione vuole quindi lanciare un concorso, per raccogliere idee nuove e premiare le migliori. Il bando uscirà probabilmente a settembre.

Da un articolo di Jenny Cuk pubblicato su Luna Nuova, n. 58 anno 2010
.

[OltreRocciamelone] - Cani: tutela e prevenzione contro rabbia e leishmaniosi

PIEMONTE - Le problematiche legate agli animali non vanno mai prese sottogamba, come purtroppo spesso accade. Sono tristemente note le questioni legate all’abbandono, ma in questi mesi estivi non sono l’unico punto sul quale è bene essere informati per prenderci cura al meglio dei nostri amici a quattro zampe.

In particolare, vanno segnalati due problemi dei quali i proprietari di cani devono essere consapevoli. Il primo è che dal 10 giugno 2010 è entrata in vigore nell'area dell'Asl TO3 un’ordinanza regionale di pre-allerta per la rabbia, dal momento che in Triveneto sono stati segnalati casi di questa malattia.

L’ordinanza prevede che i cani trovati vaganti devono essere tenuti in osservazione sanitaria nel canile pubblico per 10 giorni. Dopodichè, una volta che vengono rilasciati al proprietario, viene somministrata la vaccinazione contro la rabbia.

I proprietari di cani, quindi, devono fare attenzione a non lasciare scappare i loro animali, perchè oltre ai 60 Euro di multa al comune, che sono la prassi usuale per i cani trovati vaganti, dovranno pagare anche una cifra di circa 114 Euro per la degenza obbligatoria del cane al canile pubblico.

Il secondo problema consiste nel fatto che negli ultimi tempi sono stati segnalati nell’area dell’Asl TO3 dei casi di leishmaniosi. Si tratta di una malattia diagnosticata solitamente sui cani. Il dottor Vincenzo Fedele, direttore del servizio veterinario di epidemiosorveglianza sovrazonale dell’Asl TO3, spiega che per prevenire la leishmaniosi i proprietari dei cani “dovrebbero adottare tutti quei prodotti repellenti nei confronti degli insetti vettori che trasmettono la patologia. Oggi esistono collari repellenti, soluzioni da cospargere lungo il corpo, tutti contro gli insetti che potrebbero trasmettere la malattia”.

La leishmaniosi può colpire anche l’uomo, se non curata per tempo può portare anche a morte. Invece, se viene diagnosticata per tempo, si può curare.

Enrica Giai, presidente del Gruppo Amici Animali Val di Susa, afferma: “Le cure per la leishmaniosi sono molto costose. In questo caso, come in quello della profilassi antirabbica, sono fondamentali la prevenzione e l’informazione”.

Il rispetto e la cura per i nostri animali non devono mai venire meno, come dice Enrica Giai: “Quando noi siamo sotto le macerie, quando stiamo per annegare, quando siamo sotto una valanga, quando dobbiamo trovare una fuga di gas, quando c’è un bambino diversamente abile o un non vedente, gli animali ci aiutano, non ci abbandonano. Allora a nostra volta dobbiamo tutelarli e rispettarli sempre”.

Da un articolo di Jenny Cuk pubblicato su Luna Nuova, n. 57 anno 2010
.

[OltreRocciamelone] - Che guaio se scappa il cane! La storia di Polì e della sua padrona

BUSSOLENO (TO) – Questa è la storia della cagnetta Polì, meticcia tatuata di 12 anni, e della sua padrona Giorgia Berardi. Tutto comincia il 12 luglio, in un tardo pomeriggio temporalesco. Polì sente i tuoni e piena di spavento fugge dal giardino di casa. Giorgia torna più tardi dal lavoro, e si accorge della sua assenza. Sapendo che è anziana e paurosa, pensa che Polì non possa essere andata lontano. Esce a cercarla con il suo compagno e le dicono che i vigili hanno preso un cane che potrebbe essere proprio il suo.

Il giorno dopo, di primo mattino Giorgia si reca dai vigili, i quali le dicono che deve pagare la multa perchè il cane è stato trovato vagante e che può andare a ritirare Polì al canile. A quel punto Giorgia telefona al canile di Rosta, ed è allora che apprende dell’ordinanza per la quale Polì deve restare in canile per 10 giorni – data la profilassi antirabbia. “Polì è un cane vecchio e pauroso, non è abituata a stare in gabbia, ero davvero preoccupata”. Inizia così per Giorgia una lunga trafila di telefonate, contatti con autorità, veterinari, associazioni animaliste, servizi sanitari, ma niente da fare: Polì deve restare in canile. Giorgia racconta con amarezza: “La cosa più sorprendente è che nemmeno gli addetti ai lavori ne sapevano nulla. Su tutti i professionisti e gli esperti che ho contattato, solo il personale del canile e un unico veterinario dell’Asl sapevano dell’ordinanza. Tanto meno era informata la gente del paese: nessuno ne sapeva niente e nel sentirmi raccontare questa mia esperienza tutti si preoccupavano di dover fare il vaccino antirabbia, che dura solo un anno, ai loro cani.”

Dato che il decimo giorno scadeva giovedì 22, Giorgia ha chiesto un permesso per non dover andare al lavoro quel giorno. Ma il canile la avverte che Polì non potrà uscire fino al venerdì, perchè non è possibile effettuare la visita veterinaria prima. Giorgia non può chiedere un altro giorno di permesso, così propone che a ritirare il cane vada il suo compagno: “Ho ottenuto a fatica di poter mandare lui, a condizione che presentasse una delega scritta da me, la mia carta d’identità e il mio codice fiscale”.

Enrica Giai, presidente del Gruppo Amici Animali Val di Susa, commenta: “Le istituzioni dovrebbero provvedere meglio ad informare la gente su queste problematiche. Perchè così pochi erano a conoscenza della profilassi antirabbia?” Interrogato sul problema della divulgazione dell’ordinanza, il dottor Vincenzo Fedele, direttore del servizio veterinario di epidemiosorveglianza sovrazonale dell’Asl TO3, risponde: “Noi come servizio veterinario già a giugno abbiamo inviato copia dell’ordinanza e tutte le delucidazioni necessarie a tutti i sindaci dell’ASL TO3. Poi abbiamo inviato una bozza di comunicato come base per i manifesti che potrebbero essere adottati dai sindaci. Abbiamo anche inviato un comunicato a tutte le testate giornalistiche”. Pare che proprio in questi giorni alcuni comuni stiano affiggendo i manifesti.

Osserva ancora Enrica Giai: “Un precario o un pensionato al quale per qualsiasi motivo scappa il cane, come fa a pagare i quasi 200 Euro che questa procedura comporta? Essa nasce per tutelare gli animali, come è giusto, ma paradossalmente, mettendo così in difficoltà i proprietari, può finire per favorire l’abbandono”.

Da un articolo di Jenny Cuk pubblicato su Luna Nuova, n. 57 anno 2010
.

[OltreRocciamelone] Tsamin Francoprovensal: il viaggio finisce...?

SUSA (TO) – Sabato 24 luglio si è concluso dove era iniziato, al castello di Susa, Lou Tsamin Francoprovensal, il viaggio attraverso il territorio di lingua francoprovenzale intrapreso da Marco Rey e dai membri dell’associazione Tsambra Francoprovensal insieme ai colleghi occitani dell’associazione Chambra d’Òc.

I camminatori hanno percorso più di 500 km attraverso le Alpi italiane, francesi e svizzere. Secondo Marco Rey il bilancio di questa esperienza è assolutamente positivo: hanno attraversato posti magnifici e svolto un’azione di promozione e recupero della lingua francoprovenzale che ha avuto un ampio riscontro tra la gente e tra i media.

La linguista Teresa Geninatti racconta che, intervistando i parlanti, è emerso che ci sono zone dove il francoprovnzale è ancora molto vivo, e altre zone, in particolare sul versante francese, nelle quali la lingua si è quasi persa del tutto. A dare speranza, raccontano i camminatori, è stato l’interesse che molti giovani, anche nelle zone dove il francovenzale non si trova quasi più, hanno dimostrato verso la possibilità di riappropriarsi delle proprie radici e della lingua francoprovenzale.

Com’è naturale in un viaggio di 28 giorni, non sono mancate le difficoltà, tra cui la caduta del fotografo del gruppo, Carlo Ravetto, che per fortuna non ha avuto gravi conseguenze, o i momenti di crisi di alcuni membri del gruppo, che però hanno finito per aumentarne la compattezza e la solidarietà.

La domanda che viene subito in mente vedendo questi viaggiatori temprati dal sole e dall’aria montana è: cosa faranno ora che sono tornati? In effetti, ammette Marco Rey, “ci mancherà il cammino. La cosa più bella era l’alba: alzarsi, riempire lo zaino e camminare”.

Ai camminatori francoprovenzali, comunque, non mancano certo i progetti: forti della loro esperienza, i membri dell’associazine Tsambra Francoprovensal cureranno una guida, per rendere l’itinerario inaugurato quest’anno un percorso turistico. La linguista Teresa Geninatti elaborerà con il materiale linguistico due ricerche, che porteranno alla pubblicazione di due libri, il primo forse già a dicembre di quest’anno. Elisa Nicoli ricaverà un documentario dalle 24 ore di materiale video che ha girato lungo il viaggio, mentre Marzia Rey pubblicherà il suo diario di viaggio.

Il tutto sempre a favore della lingua francoprovenzale, come spiega Marco Rey: “Oggi in molti vanno a cercare le minoranze linguistiche negli altri continenti, per registrarle prima che si estinguano, senza accorgersi che noi qui abbiamo una lingua, che rischia di morire. Una cosa che mi ha fatto male è vedere che molte comunità, specialmente francesi, vedono la lingua francoprovenzale come un fatto di folklore o di ricostruzione storica. Per noi non è così. Per noi è una realtà viva, e abbiamo cercato di dimostrarlo”.

Guarda il video con il canto che i camminatori hanno intonato prima di partire davanti al castello di Susa:
clicca [qui].

Da un articolo di Jenny Cuk pubblicato su Luna Nuova, n. 57, anno 2010
.

[OltreRocciamelone] - Bealera Granda: una questione da risolvere

La Bealera Granda, un canale irriguo molto importante per la media Valle di Susa, potrebbe rimanere senz’acqua, creando un forte disagio a un gran numero di cittadini se non verranno presi provvedimenti.
La Bealera Granda attraversa tre comuni: Bussoleno (che detiene la maggior parte del corso del canale), Susa e San Giorio. Prima che cominciassero i lavori per la costruzione dell’autostrada, la bealera traeva l’acqua dalla Dora, nella zona dove ora si trova l’autoporto di Susa. Oggi non è più così: dopo 14 anni, la presa dalla Dora non è ancora stata ripristinata. La Sitaf aveva cominciato a eseguire i lavori di collocazione di nuovi tubi per creare una deviazione della Bealera, che oggi dovrebbe passare sotto l’autostrada, ma non sono mai stati portati a termine, probabilmente anche per via dell’elevato costo che comportano.

Attualmente, la bealera, che è gestita dal Consorzio idrico dell’Inverso di Bussoleno, è alimentata principalmente dal canale dell’acqua in avanzo che la centrale elettrica di Coldimosso preleva per sé dalla Dora, e dall’acqua del rio Corrano che scende da Mattie.

Il crescere delle pressioni degli utenti perchè venga ripristinata la presa dalla Dora si accompagna in questo periodo ad una nuova attenzione al problema da parte delle istituzioni.

Durante una riunione organizzata dall’amministrazione comunale di Susa, tenutasi proprio in frazione Coldimosso alla presenza del sindaco Gemma Amprino, dell’assessore Giuliano Pelissero e del consigliere Davide Savigliano, sono emersi vari problemi relativi a questa situazione, che avrebbe dovuto essere solo temporanea e invece si protrae da anni.

In particolare, Graziella Bellando, abitante della frazione di Coldimosso, ha espresso una forte preoccupazione: “Non possiamo continuare a dipendere dalla centrale, per varie ragioni. Primo, quando la centrale si ferma per qualsiasi motivo, noi rimaniamo senz’acqua. Secondo, la centrale ha fatto sapere che forse dal prossimo anno non fornirà più acqua alla bealera. Sul rio Corrano non possiamo contare: l’acqua che arriva di lì è poca, negli anni più secchi può non arrivarne per niente, anche perchè è destinata in primo luogo all’uso dei Mattiesi”. Graziella Bellando solleva anche un altro problema: “Per via dell’autostrada e del raddoppio della galleria ferroviaria, tutte le sorgenti che si trovavano in questa zona sono state intubate e ora quest’acqua non arriva più qui da noi, ma va in altri comuni. Anche questa risorsa idrica per noi non c’è più. Magari potrebbe essere compensata dall’impianto dell’irrigazione a pioggia”.

Insomma, secondo molti cittadini della Val di Susa, a meno che non si trovino eventuali e valide soluzioni alternative, la bealera deve tornare ad avere la sua presa dalla Dora. Il problema fondamentale è dunque far sì che tutti possano usufruire di acqua con cui irrigare. Resta da definire il modo in cui questo diritto possa essere garantito.

Venerdì 23 luglio 2010, il giorno dopo la riunione di Coldimosso, si è tenuto un tavolo di lavoro al quale erano presenti il vicepresidente della Comunità Montana Rino Marceca, il presidente del Consorzio idrico di Bussoleno e i rappresentanti dei comuni di San Giorio, Susa e Bussoleno, il comune capofila, che gestisce in prima persona i rapporti con la Sitaf in quanto il suo territorio comprende il tratto maggiore della bealera. Avrebbe dovuto essere presente anche un rappresentante della Sitaf, in assenza del quale non si sono potute discutere soluzioni definitive. Spiega l’assessore di Susa Francesco Penna: “Durante questa riunione, richiesta dal comune di Bussoleno, con cui la Sitaf aveva firmato un protocollo d’intesa per intubare la Bealera Granda, abbiamo discusso sulle possibili soluzioni e su un eventuale progetto, diverso da quello originario”

Un’altra riunione si è tenuta martedì 27 luglio. I rappresentanti della Sitaf e dei comuni di Bussoleno e San Giorio, il presidente del Consorzio Angelo Tomassone e il vicepresidente della Comunità Montana, Rino Marceca si sono riuniti martedì 27 luglio per discutere sul modo migliore per risolvere il problema della bealera.

Il comune di Bussoleno, con l’appoggio degli altri comuni e del Consorzio, ha effettivamente proposto alla Sitaf un progetto alternativo rispetto a quello originario. Mentre secondo il primo progetto il canale avrebbe dovuto essere in parte sotterraneo (passando sotto l’area dell’autoporto), la nuova proposta prevede che tutto il canale passi a cielo aperto, mediante un percorso alternativo che comporta comunque il ripristino della presa esistente. Questo renderebbe molto più semplice la manutenzione del canale, sia in circostanze normali sia durante i frequenti eventi semialluvionali che colpiscono la valle.

Questa soluzione, tuttavia, presenta un problema di tipo economico-amministrativo per l’azienda e per le istituzioni. Il protocollo d’intesa che il comune di Bussoleno aveva stipulato con la Sitaf ai tempi della costruzione dell’autostrada prevedeva che la Sitaf provvedesse ad effettuare l’intervento per rendere fruibile il canale, mentre non avrebbe dovuto occuparsi della manutenzione, che spetta invece al comune e al consorzio. Con il nuovo progetto viene quindi a crearsi una sorta di conflitto d’interessi: il canale parzialmente sotterraneo previsto dal progetto originario è meno costoso da costruire per la Sitaf, ma più costoso da mantenere per il comune. Vice versa, il nuovo progetto con il canale a cielo aperto è più costoso da costruire, ma permette un notevole risparmio per la manutenzione.

Durante la riunione di martedì, la Sitaf ha preso atto del nuovo progetto, ne ha presa una copia per studiarlo e poter così formulare una risposta e proporre a sua volta un nuovo progetto. Sono quindi in corso le trattative per trovare una soluzione definitiva al problema.


Foto 1: Acqua in eccesso della centrale elettrica che confluirà nella bealera.
Foto 2: Qui si interrompono i lavori per il nuovo tratto della bealera. Oltre l'autostrada, il canale dovrebbe andare a collegarsi alla presa dalla Dora.
Foto 3: Una parte del condotto nuovo già realizzato dalla SItaf, ormai invaso dalla vegetazione.


Da due articoli di Jenny Cuk pubblicati su Luna Nuova, n. 57 e n. 58, anno 2010.
.

[OltreRocciamelone] - Il nuovo libro di Dario Vota: "Duemila anni fa in Valle di Susa: il tempo dei Cozii"

Piero del Vecchio, Dario Vota, Sergio Roda.
SUSA – Sabato 17 luglio è stato presentato al castello di Susa il nuovo libro di Dario Vota, “Duemila anni fa in Valle di Susa: il tempo dei Cozii”, edizioni del Graffio.

Oltre all’autore sono intervenuti Sergio Roda, professore ordinario di storia romana e prorettore dell’Università di Torino, che ha scritto la prefazione del libro, e Piero del Vecchio, direttore della rivista Segusium, che ha dato un contributo decisivo alla costruzione editoriale dell’opera. Erano presenti anche il sindaco Gemma Amprino, l’assessore Follis, e Germano Bellicardi, presidente di Segusium, che hanno riconosciuto l’importanza di questo nuovo volume nel panorama della letteratura storica relativa alla Valle di Susa.

Il libro analizza una gran quantità di fonti archeologiche ed epigrafiche, tenendo sempre presenti teorie e interpretazioni che animano il dibattito storico attuale, per tentare di ricostruire la fisionomia sociale, economica, ma anche insediativa e urbanistica della valle e della città di Susa nel periodo tra il 50 a.C. e il 63 d.C.

Fu un secolo cruciale per la storia della valle, perchè segnò il suo ingresso nel mondo romano: ancora oggi restano tracce importanti di questa fase di passaggio e assestamento, tra cui probabilmente la più evidente è l’arco di Augusto a Susa, al quale è dedicato il primo capitolo del libro.

Raccontare la storia della romanizzazione della valle significa cercare di fare chiarezza in un quadro politico molto complesso, che presenta ancora parecchi lati misteriosi. Alcuni di essi vengono indagati e interpretati in questo libro. Ad esempio, alcuni paragrafi sono dedicati a Donno II, figura tutto sommato poco nota, che regnò per un trentennio tra Cozio I e Cozio II. Citato in varie iscrizioni, anch’egli ebbe probabilmente un ruolo importante nel processo di assimilazione della cultura e del sistema romano.

Il libro si apre con un rapido inquadramento storico ed è composto da cinque capitoli (Il simbolo; I precedenti; L’ingresso nel mondo romano; La prima integrazione: le forme del potere; Il nuovo assetto socio-economico e insediativo) suddivisi in paragrafi e sottoparagrafi che ne rendono agevole la lettura. È corredato da numerose immagini e da illustrazioni realizzate da Beppe Fornero, che completano in modo decisivo le analisi archeologiche ed epigrafiche proposte da Vota.

L’autore, nella sua presentazione, sostiene che il libro è dedicato agli appassionati di antichità valususina, ma il prof. Roda sottolinea che il rigore scientifico con cui è stata condotta la ricerca storica fanno di questo volume un testo di interesse anche per gli specialisti, reso però più piacevole da uno stile semplice e chiaro.

Da un articolo di Jenny Cuk pubblicato su Luna Nuova, n. 55 anno 2010
.

[OltreRocciamelone] - Susa: concerto L'Una e Cinque

SUSA – Venerdì 16 luglio, in piazza del Sole, si è tenuto il concerto de L’Una e Cinque nell’ambito della rassegna “50 anni... di nota in nota” per festeggiare il cinquantesimo anniversario del Coro Alpi Cozie.

Il concerto ha regalato a un pubblico di circa 300 persone l’emozione impagabile della buona musica all’aperto nelle sere d’estate. Il coro Alpi Cozie ha eseguito tre canti, tra cui Fiabe (M. Maiero) che ha riempito l’aria fresca della sera di un’atmosfera dolce e sognante, sulle note del ritornello: “E ricama, ricama ancora il sole la fiaba di un sorriso col profumo delle viole”.

Poi i padroni di casa hanno ceduto il palco allo spumeggiante quintetto di Torino, che quest’anno compie 15 anni e che ha presentato un repertorio molto vasto e vario di musica tutta a cappella. Canti del ‘500 italiani, francesi e spagnoli, canzoni contemporanee, jazz, spiritual, rock, pop, musical hanno stupito e ammirato il pubblico, perchè le cinque voci hanno saputo eseguire i brani con una sonorità molto ricca e con un’inconfondibile e ammaliante personalità.
Tra i brani presentati: un canto inglese cinquecentesco, composto da re Enrico VIII in persona (Pastime with good company), Wake up little Susie (rock anni ’70), Il testamento del capitano (canto popolare).
Il dinamismo nella scelta del repertorio si riflette anche in quello dell’esecuzione: l’interpretazione è sentita e sempre molto vivace, il gruppo è padrone dello spazio del palco, sempre in movimento. Colpisce l’affiatamento tra i componenti, che consente loro di realizzare performances in cui il canto raggiunge un alto livello tecnico ma è presentato quasi come un gioco.

Alcuni membri de L’Una e Cinque conoscono il Coro Alpi Cozie dai suoi primi passi, quindi, spiegano, è stato un piacere per loro suonare in occasione del loro cinquantesimo anniversario: “Auguriamo al coro altri cinquanta, e poi ancora cinquanta anni come questi!”.
Il Generale Giorgio Blais, Presidente del Coro Alpi Cozie, dichiara: “Come il concerto a Bardonecchia del mese scorso, anche il concerto di questo splendido quintetto rientra a pieno titolo nella grandiosa manifestazione per i 50 anni del Coro Alpi Cozie, che è un punto di arrivo ma anche lo stimolo a continuare a cantare e ad essere gli ambasciatori di Susa e della valle in Italia e nel mondo”.

Vedi anche il sito lunaecinque.com

Da un articolo di Jenny Cuk pubblicato su Luna Nuova, n. 55 anno 2010
.